| CITAZIONE Juventus-Udinese, domani ore 20,45. Formazione GdS: "Sarà 3-4-1-2 con Morata e Ronaldo in avanti, Ramsey sulla trequarti. Danilo e Bonucci insieme a De Ligt agiranno in difesa"
Domani è già campionato e i bianconeri hanno vissuto il Capodanno in campo alla Continassa per il primo allenamento del 2021 in vista della sfida con l’Udinese. Pirlo ricomincia dalla coppia Ronaldo-Morata, in attesa che Dybala torni a splendere. Contro i friulani, Pirlo non potrà contare sullo squalificato Cuadrado, al suo posto Danilo, ma ritrova De Ligt, Demiral, Chiellini e Arthur che dovrebbe tornare al timone. A centrocampo ballottaggi tra McKennie e Bentancur e tra Ramsey e Kulusesvki. (CT)
JUVENTUS 3-4-1-2
Szczesny
Danilo De Ligt Bonucci
Chiesa Bentancur McKennie Alex Sandro
Ramsey
Morata Ronaldo
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PANCHINA 77 Buffon, 31 Pinsoglio, 37 Dragusin, 3 Chiellini, 28 Demiral, 38 Frabotta, 39 Portanova, 5 Arthur,
44 Kulusevski, 33 Bernardeschi, 10 Dybala, 34 Da Graca
ALLENATORE Pirlo
BALLOTTAGGI Bentancur-Arthur 60-40%, Chiesa-Kulusevski 60-40%, Morata-Dybala 70-30%
SQUALIFICATI Cuadrado e Rabiot (1)
DIFFIDATI Rabiot
INDISPONIBILI nessuno
ALTRI Khedira
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DOMANI ore 20.45 ARBITRO Giacomelli ASSISTENTI Valeriani-Pagliardini IV Abbattista VAR Abisso AVAR Lo Cicero
TV Dazn, Dazn1 (canale 209 Sky)
La Gazzetta dello Sport CITAZIONE La Stampa: "Dopo 9 scudetti di fila, oggi la Juve è sesta a -10 dalla vetta. Mai scudetto con il giro di boa sotto quota 39. Un mese da all-in che insegue si gioca tutto a S. Siro"
Puntava a chiudere l’anno a 30 e invece, tra un 3-0 a tavolino cancellato e uno storico 0-3 sul campo, è precipitata a 24. La doppia batosta di martedì 22 dicembre, il giorno più buio del post-Calciopoli, ha inferto un duro colpo alle chance della Juventus di aggiungere ai tre scudetti di Conte, ai cinque di Allegri e a quello ancora fresco di Sarri un decimo tricolore targato Pirlo. A poco più di un terzo di campionato, però, tutto resta possibile. A patto che i campioni seriali ritrovino continuità di gioco e di risultati. Devono farlo adesso, in questo gennaio che, oltre al debutto in Coppa Italia e alla Supercoppa contro il Napoli, mette in agenda un finale di andata da all-in. Sarà tutto o niente, perché tra l’Udinese in arrivo domani allo Stadium e il Bologna alla 19ª, CR7 e compagnia non brillantissima sfideranno tre delle cinque rivali che li precedono: Milan e Inter a San Siro, con in mezzo il Sassuolo a Torino. Serve un bottino cospicuo per riappropriarsi di favori smarriti. Tenendo ben presente che, con 24 punti, il Napoli da incrociare nel recupero e il Milan lassù a 34, la Juve rischia di ultimare l’andata in una situazione da allarme rosso. Nell’era della vittoria da tre (dal 1994-95), nessuno s’è preso lo scudetto chiudendo l'andata con più di 5 punti di distacco dalla prima e, in un torneo a 20, arrivando al giro di boa con meno di 39 punti. Non sono più ammessi inciampi, insomma. Il problema è che, dopo il poker di successi infilato nel post lockdown, è da luglio che la Juve viaggia a scartamento ridotto con appena 8 vittorie in 21 partite. E le sei di questa stagione sono state contro chi ora sta sulla destra della classifica.
La Stampa CITAZIONE CorSera: "Ronaldo, la Champions resta la vera missione. Due fallimenti ai quarti e agli ottavi contro squadre di seconda fascia sono una macchia nel curriculum dell'alieno..."
Ronaldo ha vinto lo stesso numero di campionati in Spagna (2 in 9 tentativi) e in Italia (2 su 2), ma non è certo sbarcato in A nel luglio 2018 per collezionare scudetti. E due fallimenti ai quarti e agli ottavi di Champions contro squadre di seconda fascia come Ajax e Lione sono una macchia nel curriculum dell’alieno sbarcato a Torino dopo aver sollevato cinque Champions e altrettanti Palloni d’oro. Le premesse autunnali non sono male: il 3-0 al Camp Nou, con doppietta di rigore di Ronaldo, hanno consentito alla Juve un atterraggio morbido agli ottavi, sulla pista di Porto. Dal Paese di Cristiano, i bianconeri ripartono per l’ennesimo assalto, che rispetto agli ultimi anni potrebbe essere diverso: il ritardo dalle milanesi in campionato va ridotto già a gennaio — con i due scontri diretti a San Siro — altrimenti il decimo scudetto di fila rischia di allontanarsi. Per Cristiano e la sua voglia di Champions, non è detto che sia per forza un male.
Corriere della Sera CITAZIONE GdS: "Buffon, dall’esordio nel 1995 al 2021: nessun italiano aveva mai giocato per 27 anni al top. Una giuria di 18 portieri leggendari lo incorona numero uno della storia"
Ha esordito in Serie A nel 1995 e gioca ancora nel 2021: nessun calciatore italiano era mai rimasto ad alto livello – sempre in Serie A, tranne un anno in B e uno in Ligue1 – per 27 anni solari. Albertosi si è fermato a 26, Maldini, Totti, Vierchowod e Ballotta sono a 25. Quando iniziò in A, in un mitico Parma-Milan, Buffon rispondeva alle domande sulla precocità: «A sette mesi camminavo, a dieci parlavo. Per me è normale». Aveva solo 17 anni e un motorino truccato. Adesso le domande sono sulla longevità, perché Gigi ha vissuto tutti gli estremi di una vita in campo, è diventato campione del mondo e ancora insegue un fantasma con le orecchie. La Champions.
(...) Leggende come Zoff e Schmeichel, fenomeni come Neuer, Preud’homme e Julio Cesar, uomini di culto come Campos e Jongbloed. I risultati contano il giusto: Gigi primo, Yashin secondo a stretta distanza, Zoff terzo. Conta il ruolo della sua figura nella storia. La storia dei portieri, beh... non è facile da spiegare: i paragoni sono impossibili. Scegliendo il migliore di sempre, si rischia di banalizzare l’evoluzione del ruolo più delicato del calcio. Buffon però è diverso da tutti, è riuscito a evolversi senza guardare l’orologio, come se il tempo si fosse fermato. Una volta, la missione del portiere era solo una: parare. E il come-diciamoci la verità -non era nemmeno così importante. I piedi non esistevano, fino al 1992 su un retropassaggio si poteva raccogliere il pallone con le mani e i portieri stavano, al massimo, all’altezza del dischetto. Quando esordì in A, Buffon colpì per il coraggio con cui si buttava tra le gambe degli attaccanti. All’epoca era frenesia, esplosività, un boom di incoscienza e pazzia che tra i pali non può mancare. Altrimenti, portiere vero, non lo diventi mai. Logico fosse così: parliamo di un Gigi giovanissimo, sognatore, che mai avrebbe immaginato una carriera del genere. (...)
Gigi è cambiato caratterialmente, tecnicamente, fisicamente: ora comanda con l’esperienza ed è un fenomeno per senso della posizione, qualità che ha sempre avuto, forse la sua arma principale. In questi 27 anni ha sbagliato in campo e anche fuori, però ha trovato il modo per sopravvivere in un calcio in cui il portiere deve usare i piedi quasi più delle mani, gioca oltre il limite dell’area, non è più chiamato a bloccare buona parte dei tiri ma deve capire come respingerli. I commenti dei 18 portieri sono un omaggio da Città del Messico a Mosca, ma tre colpiscono più degli altri. Malafeev: «Yashin per noi russi è una leggenda, ma Gigi ha più classe». Un figurone a Mosca, come nel giorno dell’esordio in Nazionale. N’Kono, il suo mito: «La vita di Gigi è una storia di amore e sacrificio. Non arrivi a 27 annidi calcio ad alto livello se non provi amore per il calcio». Neuer, forse il più grande dei moderni: «Buffon è un uomo incredibilmente grande, con un carattere unico».
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