Il Salotto Bianconero

[Topic unico] LIGUE 1 2016/2017

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PAG Posted on 10/8/2016, 12:18     +1   -1
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Edited by Cocteau Twins - 3/8/2017, 18:50
 
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Guida alla Ligue 1

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di Alessandro Grandesso


Dopo la dimostrazione di superiorità, l’ennesima, del Psg versione però no-Ibra, e con Emery al comando, riparte il campionato francese venerdì con i campioni in carica a Bastia in preanticipo alle 20 (perché in Brasile c’è Teddy Riner sul tatami…). Un torneo che si profila come un nuovo monologo parigino. A meno che non emergano difficoltà nella gestione di uno spogliatoio che presenta spunti di riflessione, in ogni reparto (da analizzare in un prossimo post). Comunque, come ogni anno, ecco un rapido punto sulle altre 19 squadre che tenteranno di rendere meno monotona la Ligue 1, anche se il mercato è sempre aperto e qualche cambiamento anche di peso è sempre potenzialmente dietro l’angolo.



LIONE

Per ora, il presidente Aulas gioca sulla stabilità. La squadra è praticamente la stessa, con Genesio confermato in panchina per tentare di fare qualcosa in Champions. Il primo crash-test di sabato però ha dimostrato che il distacco dal Psg è ancora incolmabile, anche se la gara per certi versi ha espresso ritmi tipicamente estivi (o almeno si spera). Da capire come finirà la Lacazette story, e soprattutto quella di Ghezzal su cui planano nuvoloni di incertezze (per un rinnovo che non arriva e a gennaio il talentino può scegliere chi vuole). Tolisso ha detto di no al Napoli (un po’ come Gonalons un paio di anni fa) per sfruttare il potenziale espositivio del Lione e magari poi fare il grande salto in Premier e entrare nel giro nazionale. Da valutare poi se Fekir ritroverà lo smalto di un tempo. Idem per Grenier e Valbuena, prima invitati ad andarsene poi riconfermati soprattutto per mancanza di offerte. Il secondo posto è necessario, ma va migliorata la difesa dopo l’addio di Umtiti (al Barça).



MONACO

Dopo l’anno dello spreco con quel terzo posto a parità di punti dopo averne sperperati molti in una gestione discutibile sia a livello sportivo che dirigenziale, il Monaco ha puntato sul consolidamento. Finiti gli esperimenti con giovani scommesse da lanciare in massa, ma spazio ad elementi di esperienza come Glick e De Sanctis per stabilizzare una rosa che potrebbe guadagnarsi un posto in Champions e coprire così le spalle anche al ranking Uefa della Francia. Potrebbe essere l’anno di Bakayoko in mezzo, ma soprattutto della rinascita di Falcao (che però si è già infortunato). Con Germain a fargli da spalla anche se Jardim pare non lo apprezzi particolarmente. Tocca a Raggi, capitano post Toulalan (Falcao permettendo), mantenere in tensione lo spogliatoio verso il podio. Anche perché il vice presidente pretende stavolta il piazzamento alle spalle dei parigini, dopo aver bonificato l’organigramma (via il consigliere Campos e Makelele, dentro il nuovo direttore della formazione ex Psg Reuzeau e il neo ds Antonio Cordon, ex del Villareal (17 anni), futuro avversario di preliminare Champions…).



NIZZA

La vita post Ben Arfa, ma anche senza Puel (migrato in Premier), Mendy (Leicester dove ritrova Ranieri che lo aveva allenato al Monaco), Germain (rientrato al Monaco) e Pied (Southampton con Puel). Per il Nizza, sino-americano di proprietà, si apre una nuova era con lo svizzero Favre in panchina per continuare a divertire con il bel gioco. Anche se il quarto posto sembra un miraggio quest’anno. Si punta di nuovo sui giovani del centro di formazione (in cantiere), sperando che le sorprese siano soprattutto positive. Anche se poi il presidente sembra voler completare con 3-4 innesti d’esperienza.



LILLA

L’eliminazione all’alba dell’Europa League contro l’anonimo club azero Qabala non fa bene al calcio francese, né al Lilla che era risorto con Antonetti nella seconda parte dell’ultima annata. Il club sempre in vendita deve gestire anche il caso Boufal, che doveva essere ceduto per una ventina di milioni al primo acquirente interessato, e che invece tornerà in campo a mercato chiuso. Se n’è andato in compenso Sidibé (al Monaco per 15 M€; oltre ai 6 raccolti con l’operazione Guirassy-Colonia). E poi in punta c’è un certo Eder che ha infranto i sogni dei Bleus in finale dell’Europeo. Obiettivo tra 4/o e 7/o posto. Possibile.



SAINT ETIENNE

Alla Gazzetta aveva confessato la voglia di andarsene, magari in Italia, ma alla fine Galtier è rimasto e ha ottenuto uno staff rinforzato (con la chiamata di vari ex per consolidare lo spirito casalingo di una realtà comunque ancora di provincia). La squadra invece è quasi la stessa e sembra difficile immaginare qualcosa di più dei piazzamenti dell’ultimo quinquennio frutto soprattutto dell’abilità del tecnico di trarre il massimo da un organico di media qualità. Nonostante i 70 milioni in bilancio. Da seguire l’annata di Pogba, il fratello di mister 120 milioni, e la possibile ascesa del duo Hannane-Beric in attacco.



CAEN

L’anno scorso la squadra di Garande si è messa al riparo in tempi rapidi e ha chiuso con un imprevisto e gradevole settimo posto, nonostante la cessione dell’allora anonimo Kanté al Leicester. In attesa di capire come finirà il conflitto tra dirigenza e Delort che vuole già andarsene (possibilmente in Messico con o al posto di Gignac), il Caen ha confermato Rodelin dal Lilla e mantenuto stabile la rosa con il sempreverde capitano Feret in campo. Il budget naviga sui 30 milioni e finalmente in cantiere c’è un centro di allenamento da Ligue 1.



RENNES

Nel nome dei Gourcuff. E’ tornato Christian, un anno dopo il figlio Yoann. Un duo speciale per il club bretone che può di nuovo sfoggiare il giovane Ntep, ma solo perché l’infortunio della scorsa stagione gli ha impedito di mettersi in mostra in chiave mercato (e soprattutto l’ha obbligato a saltare l’Europeo). Dal Bordeaux è arrivato l’interditore Chantome, ex Psg. Per il resto anche qui si gioca sulla continuità e Gourcuff senior ha due compiti: ridare un’anima che si traduca in bel gioco, far emergere i giovani del ricco centro di formazione che a suo tempo mise in orbita pure il figlio. Oltre che all’emergente Dembélé ceduto al Borussia per una quindicina di milioni. Da seguire il ’97 Poha e Gelin, campioni d’Europa con l’U19. Per la classifica, magari si può pretendere qualcosa in più rispetto all’anonimato delle ultime stagioni. Curiosità: sono ben 43 i giocatori in rosa, tra cui però molti ragazzi blindati per motivi di gestione di mercato futuro.



ANGERS

Squadra che si salva in fretta, non si cambia. Dopo l’annata da mina vagante, l’Angers punta di nuovo sulla salvezza come priorità. Il resto è bonus. Come il credito accordato al senegalese Diedhiou capocannoniere dell’ultima Ligue 2 (con il Clermont della Diacre, 21), esordiente in L1, e a Pavlovic prelevato dal Werder Brema dove non aveva spazio.



BASTIA

All’esordio c’è subito il Psg. I corsi però avranno tutto il resto dell’annata per ricostruire una salvezza indispensabile, ma magari meno affannata dell’ultima. Dopo l’addio del controverso Brandao, il Bastia ha puntato su Saint-Maximin, prestato (di nuovo) dal Monaco. La dirigenza fa i conti anche con i limiti di budget imposti dai controllori della Lega, ma ha ottenuto negli ultimi giorni El Kaoutari in prestito dal Palermo e Civelli dal Bordeaux. Da seguire anche Bifouma prelevato a parametro zero dall’Espanyol.



BORDEAUX

Dopo il flop della gestione Sagnol, il club della Gironda riparte con Gourvennec che ha chiuso la lunga esperienza al Guingamp. Il colpo dell’estate però è Menez, prelevato dal Milan con un’operazione che qualcuno paragona a quella che portò Gourcuff a suo tempo prima dell’inatteso scudetto targato Blanc che mise la parola fine al regno del Lione dopo sette titoli consecutivi. L’idea però è di accontentarsi di un piazzamento magari per l’Europa League. Ma soprattutto far tornare la passione nello stadio nuovo di zecca, annoiatosi con il gioco espresso con Sagnol (che comunque aveva a disposizione una squadra mediocre). In mezzo al campo c’è pure Toulalan per bonificare le falle, affiancato da Plasil. L’italo-tedesco Contento c’è ancora, ma il posto deve guadagnarselo.



MONTPELLIER

La cura Hantz ha permesso al club di Nicollin di rimediare una salvezza che sembrava irraggiungibile a metà della scorsa annata. L’idea quest’anno è di togliersi qualche soddisfazione in una delle due coppe nazionali, secondo i dirigenti, appagati anche del gioco espresso tra il rassicurante 4-4-2 a rombo e qualche spunto di 4-3-3. Da capire innanzitutto se Boudebouz resterà. Piace anche alla Lazio, elemento indispensabile che ha chiuso l’annata con 12 assist alle spalle di Di Maria e Ibrahimovic. Da riscoprire Vanden Borre, prelevato dall’Anderlecht, ex Fiorentina e Genoa.



MARSIGLIA

Ah, il Marsiglia. Dopo Bielsa e Michel, tocca al loro vice Passi. Occasione al veleno per una squadra che puzza di implosione nell’implosione dell’ultima annata. La proprietaria Margarita Louis-Dreyfus chiede risultati e sacrificio, ma solo in chiave di cessione (per ora sembrano sfumate le tre principali trattative). Più la classifica sarà dignitosa, più si riuscirà ad alzare il prezzo di vendita per ora stimato con ottimismo a un centinaio di milioni. Ma c’è da chiedersi come sia possibile chiedere tanto a una squadra che ha perso il capitano Mandanda (scappato in Premier a fine contratto), il cannoniere Batshuayi (Chelsea), e pure Nkoulou (Lione), oltre che Mendy (Monaco), Ilsa, Manquillo, Dja Djédjé, Ocampos. Si riparte con i resti, e l’aggiunta di Gomis, ex Lione rientrato dallo Swansea, Diarra rassegnato a restare, il riconfermato Thauvin e una coppia di centrali inedita: Hubocan (dal Dinamo Mosca) e il redivivo ex reietto (da Bielsa e Michel) Doria. Chissà, magari l’ingranaggio riparte. E fare meglio dello scorso anno non sarebbe poi così difficile.



NANTES

La missione di Girard è almeno quella di far dimenticare la conflittuale gestione di Der Zakarian. Dal punto di vista del gioco non sembra ci siano i presupposti di una grande rivoluzione. L’idea però è di mettere in valore i ragazzi del centro di formazione (come il 21enne Rongier), arma in più del sistema francese in generale e del Nantes in particolare (in prima squadra ci sono i vari Dubois, Dupé, Djidji, Walongwa, Alegué, Harit, Kwateng, Braat). Dalla Danimiarca è arrivato l’esterno Thomsen, e dal Fulham Kacaniklic. Dall’Estoril il centrale brasiliano Diego Carlos. Con il sorriso è tornato invece Sigthorsson, l’islandese reduce dall’ottimo Europeo, che però era in rotta con il club a maggio: rimane la volontà di cederlo. Se n’è andato Bedoya, rientrato negli Stati Uniti (Philadelphia). Da capire che annata vivrà Cana dopo l’Europeo poco brillante. Anche qui, fare meglio del disonorevole 14/o posto della passata stagione è una necessità.



LORIENT

O la vita senza Guerreiro, passato al Borussia Dortmund per 12 milioni. Inevitabile l’addio all’esterno laureatosi campione d’Europa con il Portogallo di Ronaldo, nonostante il passaporto francese. Sacrificio indispensabile per mantenere la struttura del resto della squadra rinforzata in mezzo con Cafu e Marveaux, alla ricerca di riscatto, e in difesa con il confermato Rose. Confermato pure Ripoll fedele al 4-4-2. Da capire se Moukandjo, dopo i 13 gol dell’ultima gestione, resterà come ha scelto di fare Jeannot (14), rinnovato fino al 2020. In fase di preparazione preoccupano relativamente le ultime tre gare: tre sconfitte contro tre rivali di campionato.



GUINGAMP

L’addio a Gourvennec, in carica dal 2010, e del capitano Mathis, arrivato due anni prima (e rientrato all’Auxerre), offrono un’istantanea diretta sul nuovo corso del club bretone, affidato all’ex tecnico del Psg (e Lens) Kombouaré. Il centrocampo è reinventato con Didot (bretone doc ma reduce da otto stagioni a Tolosa) e Deaux, ex Nantes non integratosi al La Gantoise. Davanti sempre fiducia a Briand e a Privat. Salvezza prima, e poi si vedrà.



TOLOSA

L’idea è di evitare la salvezza da infarto all’ultima giornata. Anche se l’ultima giornata ha regalato grandi emozioni e soprattutto cementificato lo spirito di gruppo che ha permesso a Dupraz di fare il miracolo di colmare il buco di dieci punti a dieci dal termine. Altre note positive il rinnovo del difensore Diop (campione europeo U19) e del Donnarumma franese, Lafont. Il Monaco ha ceduto Pi per il centrocampo, il Friburgo, Jullien per la difesa. Venduto, per 9 milioni, Ben Yedder al Siviglia: era una promessa della scorsa estate quando fu costretto a rimanere (per fortuna). Ma è arrivato Toivonen dal Rennes e soprattutto Edouard, giovane di talento del centro di formazione del Psg (campione d’Europa e miglior marcatore con la Francia U17 lo scorso anno), in prestito secco. Il presidente Sadran chiede una stagione più tranquilla.



NEOPROMOSSE

Il NANCY di Pablo Correa punta sulla stabilità e l’esperienza di Pedretti e Hadji per restare in Ligue 1 con un budget di 30 milioni. Il DIGIONE invece scommette sul bel gioco promosso da Dell’Oglio, ma anche sulla solidità di Balmont, arrivato dal Lilla insieme a Marvin Martin, ex nazionale all’ultima spiaggia dopo 18 presenze negli ultimi due anni in Ligue 1 (causa infortuni e crollo dell’autostima). Il METZ invece si affida all’esperienza di gente come Erding, Jouffre e Signorino. Ma i granata possono magari godersi l’esordio e l’ascesa del 16enne Thill che qualcuno paragona già all’ex Pjanic per posizione e talento. Chissà.



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Psg, anno zero

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di Alessandro Grandesso


Psg, anno zero. O meglio, anno ri-zero. Con l’addio a Ibrahimovic si chiude il primo ciclo quinquennale per il club dell’emiro del Qatar. Quello che avrebbe dovuto culminare con la conquista annunciata della Champions League, dopo aver speso in media un centinaio di milioni l’anno sul mercato. La Champions non è arrivata, neppure lo scorso anno quando sembrava a portata. Colpa essenzialmente delle scelte di Blanc contro il City ai quarti, che gli sono costate il posto. Colpa di Ibrahimovic, diranno sempre i media francesi che anche a distanza continuano a criticare lo svedese (sbruffone, secondo l’Equipe, perché dopo il primo gol con i Red Devils ha definito il Machester United come il più grande club dove abbia mai giocato, comparabile al Milan, non al Psg, che lui però descriveva come la sua squadra più forte).

Si riparte quindi per un nuovo corso, stasera, in casa del Bastia. Via Blanc, liquidato con 22 milioni di euro un paio di mesi dopo avergli rinnovato il contratto con un mega aumento, dentro Emery che con il Siviglia ha vinto le ultime tre Europa League. Abbastanza per convincere i dirigenti parigini a scommettere sullo spagnolo che guadagnerà “solo” 5 milioni a stagione (un paio in meno di quando doveva ormai incassare il predecessore). Ma è più interessante osservare come quest’anno non ci sia stato il botto sul mercato. Il Psg si è accontentato di prelevare Meunier dal Bruges (7 milioni), Krychowiak dal Siviglia (25) e Jesé dal Real Madrid (25, bonus esclusi).

Si punta sulla continuità senza strafare. Tocca a chi è rimasto fondare il nuovo corso. Ma come ogni nuovo corso, c’è sempre il rischio che la situazione sfugga di mano al nuovo tecnico che ha azzerato tutto e continua a ripetere che il posto si guadagna allenandosi duro. E poco importa al curriculum di chi c’era prima (Benitez in questo senso fece disastri nell’Inter post triplete).

Emergono così punti di tensione.

Tra i pali, con una gerarchia non chiarita tra Areola, formato in casa e rientrato dopo il prestito al Villareal (dopo quelli a Lens e Bastia), e Trapp che rischia di fare la fine di Sirigu lo scorso anno (l’azzurro va in tribuna in attesa di una nuova maglia).

In difesa, Marquinhos non vuole più fare la controfigura di David Luiz. D’altronde aveva ricevuto garanzie da Blanc prima dell’esonero. I due condividono l’agente, ma uno solo andrà in campo a fianco del capitano Silva. Se a sinistra Maxwell deve solo facilitare la transizione verso Kurzawa, a destra le personalità forti di Aurier e Meunier promettono scintille.

Centrocampo. C’è la coda per i due posti del teorico duo di mediani del 4-2-3-1 (che Emery potrebbe in ogni caso far evolvere verso il 4-3-3). Krychowiak è arrivato su decisione dell’amico e suo testimone di fidanzamento Letang, il (sempre) vice d.s. esautorato dalla presidenza con la nomina di Kluivert a responsabile dell’area sportiva. Legame che ha indisposto Matuidi quello che rischia di perdere il posto (anche se ieri Emery ha blandamente ripetuto che sarebbe meglio restasse). Rischia meno Motta, promosso primo vice-capitano (al posto di Ibrahimovic), cui viene affidato un ruolo di leadership anche dentro lo spogliatoio. E meno ancora Verratti, quasi intoccabile nel suo neo status di leader in divenire. Da non sottovalutare la gestione di Rabiot che potrebbe finire a fare da tappabuchi a Pastore, promosso trequartista (per la gioia dei “pastoristi”), punto fisso dell’era qatariota del Psg: l’ex Palermo fu il primo grande acquisto nel 2011. Stambouli è a un passo dall’addio (Betis), ma Emery conta sul 18enne Callegari (affidatosi all’agente di Motta).

In attacco, Cavani farà da prima punta, ma pretende lo stesso stipendio che aveva Ibrahimovic. Il Psg per ora gli chiede garanzie dal campo, magari il rinnovo arriverà a metà stagione, forse dopo qualche altra lamentela pubblica dell’uruguyano. Se a destra Di Maria non si tocca, a sinistra è lotta a tre tra Lucas (atteso alla svolta di maturità), Jesé e Ben Arfa. Anche se per ora il francese, per Emery, difende poco e quindi dovrebbe fare solo da vice a Cavani (con il rischio di qualche reazione scomposta). Lo spagnolo tra l’altro ha scelto di criticare Ben Arfa pubblicamente, ieri, in conferenza, parlando di un giocatore non al top della forma fisica e ancora troppo poco propenso a partecipare alla fase difensiva: coraggioso…o ingenuo. Si vedrà.

Questo il quadro generale di una squadra che ha già vinto la Supercoppa travolgendo il Lione (4-1) e dimostrando che il gap con le avversarie è ancora troppo importante. Scudetto e coppe nazionali rimangono una formalità, almeno sulla carta. Emery dovrà fare la differenza in Europa e approdare almeno in semifinale di Champions per non rischiare di saltare e spingere così l’emiro a rifondare il progetto. Da zero, ma sul serio, stavolta.


Gazzetta.it


Edited by Cocteau Twins - 12/8/2016, 18:51
 
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Nizza, Balotelli: "Ho detto no a club titolati. Non tornerei mai in Italia"


Mario alla presentazione: "Quest'anno ho bisogno di giocare e il progetto mi è piaciuto subito. Avevo altre offerte, è stata una decisione calcistica. Il calcio mi è mancato molto, per essere felice devo giocare. Night in Costa Azzurra? Non rispondo, non m'interessa"

"Il Nizza? E' stata una decisione calcistica, perché c'erano altre squadre che mi cercavano, anche titolate, ma ho scelto questa squadra e questo progetto perché, soprattutto quest'anno, ho bisogno di giocare. Ho parlato con l'allenatore, con il presidente e ho capito che loro credono in me". Parte così la presentazione di Mario Balotelli in una sala stampa mai così gremita di giornalisti nella storia del Nizza. La presentazione, in poco tempo, si trasforma in un duello più o meno dichiarato con i giornalisti, una categoria che Mario non ha mai amato. All'inizio, Mario si lascia subito andare e a domanda se ha nostalgia dell'Italia, risponde secco: "No, per niente. In questo momento non tornerei mai in Italia: non ho nessuna nostalgia e il motivo dovresti conoscerlo anche tu (rivolto a un giornalista italiano, ndr)".

Ibrahimovic — Sala piena, dunque, tanti giornalisti e una montagna di domande alle quali con continuità Mario risponde in maniera sprezzante sottolineando spesso "Io non leggo i giornali, sono i giornalisti che vengono da me e non io da loro". Con la stampa va in scena un duello tra stoccate e controstoccate, in mezzo c'è anche il tempo per inviare un messaggio ai tifosi del Nizza: "L'anno che arriva deve essere un buon anno. Negli ultimi due gli unici miei problemi sono stati di continuità. Nessun rischio con me, io devo star bene fisicamente e per farlo ho solo bisogno di giocare: qui c'è tutto per far bene, l'ambiete è ottimo. L'Europa League? Nessuno comincia una competizione per non vincere". Gli chiedono se si sente adesso la star della Ligue 1 dopo l'addio di Ibrahimovic. "Ibra stava a Parigi, io sono Nizza".
la nazionale — Il discorso scivola anche sulla Nazionale di Ventura. "Tutti sanno quanto ci tengo, ma ora penso al Nizza e se meriterò ancora la maglia azzurra la vestirò volentieri. Altrimenti sono già due anni che l'Italia gioca senza me, per cui...". E poi ricorda: "Quando guardavo la Nazionale durante l'Europeo quest'estate non la guardavo ma tifavo. Sono sincero: mi faceva un po' male, perché volevo essere lì. Ma non sto a dire se io ero più forte degli altri calciatori convocati, perché se Conte ha portato quei giocatori vuol dire che erano più forti di me".

Il milan — Impossibile non chiedergli di Milan, e nella risposta Mario sorprende abbastanza con una frase lasciata in sospeso e che non chiarisce: "Lascio da parte Galliani, che è una grandissima persona e che ringrazierò sempre, la squadra e i tifosi. Ma il resto lascia stare...". A cosa si riferirà con quel "resto"...? Con chi ce l'ha?
"non sono vecchio" — Continua a rispondere piccato ai giornalisti fino alla conclusione, anche quando interrompe una domanda e sta per sbottare: "Innanzitutto io non sono vecchio. Certo non sono più giovane, ma non sono vecchio: ho ormai una certa esperienza e spero di metterla a disposizione di questo gruppo". Si gioca un po' tutto sul filo della provocazione, anche quando le domande non sono provocatorie ma Mario dà l'impressione di sentirsi sempre nel mirino: "Fisicamente sto bene, sto lavorando ma al top arriverò quando inizierò a giocare. La pubalgia? Non è più come prima, ma ci posso lavorare sopra".

"Mi è mancato il calcio" — "Il progetto del Nizza è bello perché sono tutti giovani, la squadra gioca bene siamo in un bel posto e in una bella città e questo fa la differenza. Ma mi concentro sul calcio. Ma per essere felice mi serve il calcio, oltre a mia figlia ovviamente, e quello che mi è mancato è stato il calcio". Ringrazia poi i tifosi del Nizza "per l'affetto dimostrato ma non mi hanno sorpreso, sapevo quanto sono caldi. Obiettivi? Vincere, provarci. In Francia e in Europa: io devo pensare allenamento per allenamento e partita per partita".

I night club — Un giornalista comincia la domanda: "A Nizza, sulla Costa Azzurra, ci sono molti night club...". Lui interrompe: "Non voglio nemmeno sentire la domanda. Non m'interessa".

I social — Arriva anche una domanda sui social e anche qui Mario si mostra insofferente: "Non mi sembra, non sono mai stato moderato sui social, su Instagram. Questo lo dici tu (rivolto a giornalista, ndr). Non lo so...".

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Ecco perché Balotelli al Nizza non indossa il suo amato numero 45
SuperMario ha battezzato con una doppietta il suo esordio con il Nizza, ma non lo ha fatto indossando la sua classica maglia numero 45, ma la 9 usata in azzurro.

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15 ore fa di Paolo Cola

In Francia sono già pazzi di lui. Mario Balotelli ha esordito con il suo Nizza nel migliore dei modi possibili, segnando una doppietta al Marsiglia, esattamente come aveva fatto al suo battesimo con il Milan: miele purissimo per la Ligue 1 orfana di Ibrahimovic, che spera di aver trovato in SuperMario il degno erede dello svedese dal punto di vista dell'immagine, in attesa che arrivi anche la definitiva consacrazione tecnica.

Non è sfuggito a nessuno che per l'occasione l'attaccante bresciano ha sfoggiato la maglia numero 9, finora indossata solo in Nazionale, e non la sua amata 45, quella che ha sempre portato sulle spalle a livello di club, dagli esordi con l'Inter fino alla mesta parentesi con il Liverpool, passando dalle esperienze con il City e il Milan. Un numero portafortuna, come aveva spiegato lo stesso Balotelli, che tuttavia non gli è stato possibile scegliere nella sua nuova avventura in terra francese.


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La 45 di Balotelli al Milan



Il motivo è semplice e non ha nulla a che fare con la scaramanzia. Come recita il regolamento della Ligue 1, ogni squadra può tesserare un
massimo di 30 giocatori a stagione e la numerazione va rigorosamente dall'1 al 30. Possono essere previste alcune eccezioni, che comunque devono essere giustificate (David Luiz, per esempio, indossava la maglia numero 32 al PSG); in ogni caso, sono espressamente vietati numeri definiti "stravaganti", ovvero... esattamente dal 45 in avanti.

Poco male, comunque, anche sotto il profilo superstizioso. Il 9 del Nizza, infatti, era la maglia indossata lo scorso anno da Hatem Ben Arfa, un altro talento in cerca di se stesso, e le cose sono andate piuttosto bene: 17 gol in Ligue 1 e il conseguente trasferimento al PSG in estate. Magari non basterà a far vincere a Balotelli il Pallone d'Oro entro 2-3 anni, come da lui previsto, ma si sa che anche il potere dei numeri magici ha qualche limite.


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