Il Salotto Bianconero

Il Bar Dello Sport 1/4/2014 - 30/4/2014

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PAG Posted on 31/3/2014, 22:44     +1   -1
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RIPARTIAMO DA QUI! :.ok:


CITAZIONE (GobbODaUnAVitA @ 31/3/2014, 23:33)
CITAZIONE (Cocteau Twins @ 31/3/2014, 22:43) 
Ma il St. Etienne non è 4° o 5°?

Pareggio del Livorno! :haha:

Sono 4° ma c'è da dire che al di fuori del PSG il livello è sottoterra.

Ah beh questo è palese!
CITAZIONE (ciantosc @ 31/3/2014, 23:42) 
CITAZIONE (Cocteau Twins @ 31/3/2014, 20:35)
Niente male questo Scuffet, lo sto vedendo ora per la prima volta!

te sempre dopo arrivi :uhuh:

Sempre dopo che prima cian, sempre. :.the:

Edited by Cocteau Twins - 1/4/2014, 14:46
 
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PAG Posted on 31/3/2014, 22:49     +1   -1
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CITAZIONE (Cocteau Twins @ 31/3/2014, 23:44) 
Sempre dopo che prima cian, sempre. :.the:

come sei volgare...io intendevo sui giocatori -_-

vado a dormire..notte
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 00:46     +1   -1
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The real only Black Pope.

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CITAZIONE (Cocteau Twins @ 31/3/2014, 23:44) 
Sempre dopo che prima cian, sempre. :.the:

Gioco,partita e incontro per Coc.
Cian continui a non fare testo :.ghgh:
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 00:46     +1   -1
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ecco cosa vuol dire tenersi un giocatore contro voglia. Avete voluto Guarin? tiè!!!
 
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Barone48
PAG Posted on 1/4/2014, 08:35     +1   -1




Buongiorno Forum

Ma che bell'assist di Guarin!
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 09:13     +1   -1
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PAG Posted on 1/4/2014, 11:43     +1   -1
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Riecheggiano ancora le frasi di Antonio Conte, pronunciate domenica notte nella pancia del San Paolo: «Bisogna dare i giusti meriti al Napoli, fermarsi e dire che ha disputato un ottimo primo tempo. Baricentro troppo basso, per noi? Abbiamo utilizzato la stessa situazione tattica dell’andata, solo che a Torino eravamo stati più aggressivi, volitivi. Non abbiamo giocatori da contropiede, volevamo occupare bene gli spazi anche al San Paolo, in un momento in cui si giocano tante gare in pochi giorni. E quindi non ci sono tantissime energie per mettere gli avversari a scosciagalletto». Per aprirli in due, insomma. Poi, più in profondità: «E’ fisiologico che ci sia un po’ di stanchezza, ma non vedo un problema di natura atletica. Siccome giocano sempre gli stessi da un mese, siamo in emergenza. Un’emergenza importante che colpisce reparti specifici. Devo solo essere grato a ragazzi come Chiellini, Bonucci e Caceres, che hanno disputato 6 partite in 18 giorni senza mai fermarsi. Per non parlare di altri giocatori. Siamo cresciuti noi nella ripresa, non loro. E ciò lascia ben sperare: può accadere di essere un po’ stanchi, ma fisicamente ho visto un crescendo».
Ed eccola qua, allora, la parola magica: crescendo. Un crescendo né wagneriano né rossiniano, bensì... contiano. Un classico, ormai, che si ripete da che il leccese ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore. Un crescendo, cioè, di cui sono state protagoniste nella fase finale della stagione tutte le squadre gestite - dall’inizio alla fine, si intende: le esperienze ad Arezzo e Bergamo non fanno testo - dallo Special One in salsa nostrana. Il discorso è semplice: Bari, o Siena, o Juventus versione 1.0 e 2.0 che siano, sono tutte incappate in un calo di rendimento e/o risultati tra febbraio e marzo, salvo poi riprendersi alla grande e sprintare fino al raggiungimento dell’obiettivo preposto. Ad esempio la promozione in A con il Bari del 2008-2009 (chiude l’autunno secondo dietro il Livorno a quota 47 punti e apre maggio a 72 al comando della classifica: comando poi mantenuto fino alla fine). Ad esempio la promozione con il Siena 2010-2011 (anch’essa di fatto costruita ad aprile). E pure a Torino la solfa non è cambiata, anzi. Nel 2011-2012, ad un marzo “macchiato” dai pareggi contro Chievo (1-1) e Genoa (0-0) è seguito un aprile strepitoso in cui la Juventus ha iniziato mano a mano a recuperare i 4 punti di distacco che aveva dal Milan e ad andare a vincere lo scudetto. Pure l’aprile dell’anno successivo - fatto di soli successi - è risultato basilare per portare a compimento la pratica tricolore.
Insomma, è una costante: leggero letargo autunnale, poi il tripudio. Ad aprile. Questione di coincidenze? No, impossibile. Con Conte praticamente non esistono le coincidenze. Esiste semmai un programma di lavoro atletico e fisico studiato ad hoc. E il tecnico confida che anche quest’anno - sia pure nonostante l’eccezionale situazione d’emergenza dal punto di vista infermieristico - la tradizione si ripeta. Il calendario è fittissimo, ma tutt’altro che proibitivo. La lotta a distanza con la Roma per lo scudetto prevede innanzitutto il recupero di Roma-Parma, poi alla 32ª giornata i bianconeri saranno impegnati a Livorno mentre i giallorossi saranno in trasferta a Cagliari. A seguire, sfida a Udine e in casa contro il Bologna per Buffon e compagni mentre Totti e soci incontreranno l’Atalanta all’Olimpico e si recheranno a Firenze. Insomma, sulla carta la Juventus non sembra di certo essere svantaggiata. Scatta l’ora del crescendo contiano, secondo tradizione.


tuttosport


CITAZIONE
Il Lione in emergenza: si è fermato pure Gourcuff

PARIGI, 1 aprile 2014 - Il Lione fa la conta. Anche perché il derby perso col St Etienne (1-2) ha lasciato un nuovo livido. Il tecnico Remi Garde deve gestire il nuovo infortunio dell’ex rossonero Yoann Gourcuff. La sua assenza sarebbe un colpo duro visto che sembrava aver ritrovato un minimo di forma, dopo aver smaltito il decimo infortunio dal suo arrivo a Lione nel 2010. Era rimasto fuori cinque settimane da febbraio per un problema agli adduttori e domenica era tornato titolare. Qualche spunto l’ha pure fatto vedere, prima di subire un tackle da dietro al 41’. Difficile vederlo in campo contro la Juventus.

Paralisi Un forfait probabile che va ad aggiungersi a quelli di Fofana e Grenier. Il centrocampista è fermo da febbraio per una pubalgia degenerata in infezione da stafilococco. «Ho rischiato la paralisi», ha spiegato il giocatore in tv domenica, quando poi Garde si è dovuto reinventare pure la difesa con il mediano Gonalons a fare da centrale. Colpa dei vuoti lasciati da Bisevac e da Umtiti che però si è allenato ieri e potrebbe tornare abile giovedì.

Fonte: GdS (articolo a firma di Alessandro Grandesso)


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Conte, segnali ai vertici: invoca più investimenti. Le frasi di Napoli pure per Agnelli e Elkann. I sogni sono Cuadrado, Di Maria e Mandzukic

Invocava il Pipita, in estate, ma sarebbero andate bene anche due o tre pepite in più. Si lamentava della paletta ricevuta in dono per costruire grattacieli, ma adesso, dodici mesi dopo, lo accoglierebbe volentieri, Paletta. Si chiama Conte, ma ogni tanto perde il savoir-faire del nobile. Lo osservi sorridere, in questa immagine con Agnelli, ma lo riconosci di più nell’urlo di Munch dell’altra foto. Si ricorderà eccome, nel tempo che scorrerà in discesa, il suo florilegio di dichiarazioni al San Paolo, a cavallo di un 2 a 0 preso e portato a casa, patito davanti all’ultimo “nemico”, che ora è diventato anche il primo. Benitez non si è tolto soltanto il sadico piacere di triturare la Juve, in specie nel primo tempo, esattamente come Conte aveva triturato lui, ma per tutta la partita dell’andata. Il tecnico spagnolo ha anche ficcato il dito nella piaga del grano: il punto debole del salentino, pure a livello emotivo, anche se poi lui mostra sempre un’arguzia superiore per ribaltarlo in un motivo di forza (dialettica). Aveva cominciato a farlo già alla vigilia, Benitez, ma sabato il suo fu un monologo: il bianconero alla vigilia non parla più. Non poteva perdere l’occasione di ripetersi, the day after: quando si è messo a correre a parole come Mertens verso Buffon, per il raddoppio. Ordunque, con tutte quelle chiacchiere sui fatturati («E’ facile avere una mentalità vincente se hai introiti per 300 milioni e ogni anno puoi acquistare i giocatori migliori», il succo), Benitez ha anche parlato a nuora perché suocera intendesse. Sabato: «Il mercato del Napoli è condizionato dal fair play finanziario». Domenica notte: «Se non siamo riusciti a giocare tutto il campionato come stavolta contro la Juve è anche perché non abbiamo avuto i soldi per migliorare la qualità della panchina, della rosa in generale». La nuora di Benitez sarebbe Conte. La suocera, De Laurentiis. E poi?
Anche Conte ha la sua, di suocera. Non c’è offesa, manco la voglia di scivolare nella facile ironia. Constatazioni. «Noi possiamo avere anche un fatturato di 500 milioni, ma poi bisogna vedere quanti ne investi sul mercato... Benitez dice che noi abbiamo un fatturato più alto, ma abbiamo speso 25 milioni rientrando con cessioni importanti come quelle di Giaccherini, Matri e Marrone. Benitez si rifaccia i conti: lui ha fatto subito spendere 100 milioni al Napoli. Soldi che noi non abbiamo speso in 3 anni. Noi abbiamo fatto dei mercati sempre al risparmio». Effettivamente sì, le suocere non abitano soltanto dalle parti di Castel dell’Ovo.
Che poi anche Conte debba dare una registrata alla propria, di calcolatrice, è un aspetto, ma non l’aspetto. Il conteggio delle spese di mercato nel triennio contiano (si veda la tabella in alto a pagina 3) porta altrove, ben oltre quota 100. Ma resta la sostanza del discorso, e questo Conte voleva far emergere, l’altra sera. «In questi 3 anni il presidente Agnelli mi ha sempre chiesto di centrare la qualificazione in Champions. Noi siamo andati ben oltre le aspettative, con due scudetti e altrettante Supercoppe. Se non sbaglio il Napoli l’anno scorso non era in Champions... E se non sbaglio noi siamo ancora in Europa, a differenza di un Napoli che ha speso 100 milioni sul mercato: e in classifica è a meno 17, per cui i conti bisogna farli nella giusta maniera». Le bordate, certo, sono per Benitez. Per Agnelli, nessun colpo di machete. Per come si conosce Conte, le sue repliche intrise di veleno per Benitez valgono l’immagine di un allenatore al solito molto orgoglioso del proprio lavoro, dei risultati conquistati in crescendo e sull’onda di record in serie, portatore sano (anche perché stravince da anni) di un’autostima fin straordinaria. Conte puntava a esaltare la propria maestria (e i meriti dei giocatori bianconeri), assestando uno schiaffo col guanto al collega spagnolo. Che poi, va da sé, quella spigolatura sui «mercati al risparmio» finisca per risuonare doppiamente nelle abitazioni di Agnelli e di Marotta, beh: ça va sans dire. Anche perché rimbalzano ancora nella memoria pure le parole di Monaco di Baviera, sul secchiello e la paletta. O quelle di fine agosto, pronunciate in quel di Vinovo: il concentrato dei ricordi è nelle dichiarazioni riportate sopra la testa di Agnelli, nell’immagine a fianco. Anche nella scorsa estate Conte avrebbe voluto di più. E per un semplice motivo. Per poter dare l’assalto alla Champions con armi migliori, più lucidate, adeguate, all’altezza: in senso assoluto, cioè senza dover pensare alla salute dei bilanci societari, è dura dargli torto. Si dice del salentino che non sia mai contento, giocando pure con le lettere del suo cognome: sia che si parli del gioco della squadra (perché non sopporta manco un pelo nell’uovo, lui), sia che si allunghi lo sguardo sugli investimenti di mercato. Ma occorre essere esaustivi, oltreché obiettivi: in questi mesi si può facilmente rievocare pure un bel canestro di dichiarazioni contiane sulla bontà dell’opera societaria, sulla lungimiranza del presidente e dell’ad, sul peso comunque importante degli investimenti, sulla ristrettezza che la crisi economica generale impone anche al particulare della Juve: eccetera eccetera.
Certo, bisogna pure rammentare che è in piedi pure la necessità, per Agnelli, di prolungare il contratto di Conte: blindandolo sì coi soldi, ma prima di tutto con quelli da spendere sul mercato in arrivo. E’ chiamato a convincerlo fino in fondo. Tutto ciò per dire che sulle pendici del Vesuvio non è scoppiato un vulcano nel cervello di Conte: calma e gesso. Nessuno si dimentichi chi sono, cosa ho fatto, cosa sto facendo e con che cosa sto vincendo scudetti e Coppe: è come se avesse voluto dire in primis questo, Conte, parlando prima di tutto con la pancia. Ma proprio perché ha sale in zucca. E perché non si nutre di illusioni. Né le propaganda.


Tuttosport


CITAZIONE
I sogni sono Cuadrado Di Maria e Mandzukic

Il mercato di Antonio Conte. O meglio: i giocatori che lui vorrebbe. Che sogna. Ce ne sono tanti, alcuni prendibili. Basterebbe spendere, investire un po’. Quattro campioni rappresentano il top. Per lui, ovvio, e anche per la squadra che con un poker di fenomeni lotterebbe alla pari con tutti i grandi club europei. In cima alla lista c’è Juan Cuadrado, esterno della Fiorentina in comproprietà con l’Udinese, uno che piace a mezza Europa. Anche al Bayern di Monaco. I tedeschi, a quanto ci risulta, sarebbero pronti con un’offerta shock. Ma bisogna passare dai friulani con cui la Juve ha ottimi rapporti. Proprio questa può essere la chiave giusta per arrivare al fenomeno. Montella e la Fiorentina, dal canto loro, stanno prendendo in seria considerazione la possibilità di cederlo per investire il ricavato sul mercato e fare una squadra ancora più forte. Insomma, Cuadrado è in vendita. Antonio Conte pregusta un altro esterno di qualità. Il chiodo fisso è Di Maria del Real Madrid. Ancelotti lo ha spostato in posizione più centrale ma l’argentino può stare ovunque. Questo, al momento, è un campione che si può acquistare solo se si deciderà di sacrificare Pogba. In attacco, poi, ci vuole un super-bomber per completare l’organico. Tevez e Llorente non si discutono, ci mancherebbe, ma c’è posto per un nuovo fuoriclasse. Due i nomi: Mandzukic del Bayer Monaco e il giovanissimo Morata del Real Madrid. Marotta ha provato a chiedere quest’ultimo in prestito, ma il presidente madridista Florentino Perez ha detto no. Per portarlo a Torino occorre “cacciare” i soldi. Sempre per rimanere in tema di “Grandi Attaccanti” c’è una trattativa in corso: solo alle fasi iniziali, certo, ma comunque c’è già stato un contatto tra le parti per Mandzukic, croato del Bayern Monaco campione di Germania, d’Europa e del Mondo. Con l’acquisto di Levandowski a parametro zero la squadra di Pep Guardiola può privarsi dell’attaccante. La Juve, in maniera ufficiosa, ha fatto un’offerta tra i 20 e i 25 milioni.
Andiamo avanti con la difesa e con la lista che nell’estate scorsa l’allenatore e Marotta hanno stilato e analizzato con estrema attenzione. Aymen Abdennour (Monaco), Eliaquim Mangala (Porto) e Thomas Vermaelen (Arsenal) sono i centrali che farebbero comodo a lui. Uno di questi e la difesa sarebbe a posto per diversi anni visto che a parte il giocatore di Wenger (27 anni) gli altri due sono giovanissimi (23-24 anni). In questo tam tam di mercato si sente parlare anche di Lulic e Candreva della Lazio: per altri ruoli, ovviamente.
Si sa che il tecnico predilige gli esterni. Nel suo 3-5-2 c’è bisogno di giocatori che sappiano dettare legge sulle zone esterne del campo: sia per la fase difensiva che per quella offensiva. Oltre a Juan Cuadrado della Fiorentina e Lulic della Lazio intrigano tanto Daryl Janmaat del Feyenoord e Lukasz Piszczek del Borussia Dortmund: sono tra il meglio per la fascia destra. Senza dimenticare, ovviamente, il portoghese Nani.Tra i mancini il tecnico ha (anche) segnalato Adriano del Barcellona, Giacomo Bonaventura dell’Atalanta, Fabio Coentrao del Real Madrid, Aleksander Kolarov del City e Wakaso del Rubin Kazan. Tra i centrocampisti seguito Ibrahim Afellay del Barcellona, elemento di quantità e qualità, uno che non molla neppure un pallone.
CONCLUSIONE Tanti nomi nel mirino, anche se alla fine arriveranno ovviamente due o tre di questi campioni. Di sicuro la Juventus si sta guardando attorno e si sta muovendo per consegnare ad Antonio Conte una Juve da Champions. Ma tra le sue priorità Marotta ha anche la necessità di badare all’equilibrio di bilancio.


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Fonte: Il Mattino (articolo a firma di Pino Taormina)


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MERCATO: TRA JUVENTUS E NAPOLI LA DIFFERENZA È NEGLI STIPENDI

MILANO, 1 aprile 2014 - Fatturati, investimento sul mercato, plusvalenze. Nelle polemiche tra Antonio Conte e Rafa Benitez ormai da mesi si rincorrono gli argomenti economici piuttosto che quelli tecnici. All’improvviso la rivalità tra due allenatori importanti esce dalla liturgia del calcio giocato. E rischia di produrre solo confusione. Prendendo alla lettera le singole argomentazione hanno tutti ragione. Come contraddire Aurelio De Laurentiis quando fa notare che lui con 300 milioni di fatturato potrebbe fare ben altro. Ma non abbiamo neanche la prova contraria. Proprio l’esperienza della Juventus dimostra quanto sia difficile ritrovare la giusta via per un club condannato a vincere dalla storia. Dopo la retrocessione in serie B per Calciopoli la famiglia Agnelli ha dovuto ripianare più volte, investendo circa 200 milioni di euro. Una strada tortuosa, ricca di intoppi e di acquisti a volte poco produttivi. Diego può essere l’emblema di quelle stagioni incerte. Ma anche le promesse non mantenute da Thiago, Poulsen, Amauri o Krasic. Tanto è vero che la gestione di Andrea Agnelli, partita 4 anni fa, ha patito non poco dal punto di vista finanziario i flop precedenti. Così gli ultimi mercati sono stati meno scoppiettanti. In compenso l’avvento di Conte è coinciso innanzitutto con il recupero di giocatori in difficoltà (Bonucci su tutti) e il veloce affiatamento con i nuovi: Vidal e soprattutto Pirlo, arrivato a costo zero. Poi, quest’anno è stata la volta di Llorente e Tevez, ma Conte ha ragione: nell’ultimo triennio la Juve ha speso meno dei rivali. E il suo lavoro ha pesato tanto. In ogni caso la potenzialità bianconera è ormai superiore alla concorrenza: soprattutto in termini di montestipendi, il vero differenziale nel valutare i rapporti di forze. Sotto questo punto di vista la Juve è tornata in cima a questa classifica con un costo di 110 milioni lordi, mentre Inter e Milan sono condannate a ridurre gradualmente gli ingaggi sotto il muro dei 100 milioni. Anche il Napoli ha dovuto allargare i cordoni della borsa. Sinora De Laurentiis è riuscito a tenere questa voce intorno ai 60 milioni, ma la scorsa estate l’asticella è stata alzata. Altrimenti Higuain non sarebbe mai potuto arrivare, a prescindere dai 100 milioni spesi per gli acquisti dopo le vendite di Cavani e Lavezzi. La politica imprenditoriale dei piccoli passi sinora ha pagato. E il Napoli è tornato non solo ai vertici in Italia, ormai è stabilmente nella hit di quello europeo. Come mai in passato. E’ stucchevole, allora, trovare dei nei ai nostri club più in ascesa. Si rischia d’andare fuori strada.

Fonte: GdS (articolo a firma di Carlo Laudisa)


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Fonte: Il Messaggero (articoli a firma di Mei-Pasquaretta)


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Fonte: GdS (articolo a firma di Luca Calamai)


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Fonte: Il Giornale (articolo a firma di Mario Tenerani)


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Mezza difesa è out: Caceres, Bonucci e Chiellini devono stringere i denti

MILANO, 1 aprile 2014 - Non li hanno messi dentro una teca, ma poco ci manca. Martin Caceres, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini sono i sopravvissuti di un reparto che all’improvviso si è trovato senza il 50% dei suoi componenti. Gli infortuni quasi contemporanei di Andrea Barzagli, Angelo Ogbonna e Federico Peluso hanno privato Conte di un titolare e due riserve che in questo periodo ricco di impegni ravvicinati avrebbero giocato molto. Per fortuna non dovrebbe mancare tanto al ritorno in squadra dei tre difensori: si va per sensazioni, certezze non ce ne sono, ma Peluso, che ieri ha cominciato ad allenarsi con i compagni, potrebbe essere pronto lunedì 7 contro il Livorno), mentre Ogbonna ha ripreso a correre e spera di essere convocato per il ritorno con il Lione. Invece Barzagli spera di poter essere disponibile per la giornata seguente (lunedì 14 a Udine) ma non è sicuro e verrà usata molta cautela. L’emergenza, quindi, continuerà ancora per qualche incontro e solo tra circa due settimane Conte potrà cominciare ad alternare tutti i difensori e soprattutto a far riposare Caceres, Bonucci e Chiellini.

La fame di Leo Proprio Bonucci ieri ha commentato con la consueta sportività sul suo sito la sconfitta del San Paolo: «Complimenti al Napoli per la bella prestazione. Quanto a noi, scusanti zero! Hanno meritato loro, punto. Questa sconfitta mi ha insegnato due cose. La prima: lo scudetto non è vinto. La seconda: questa brutta prestazione ci riporta con i piedi per terra. C’è sempre da imparare. Il Napoli ha dimostrato di avere più fame di noi domenica sera, questo è l’insegnamento. La Juve che conosco io ha sempre più fame degli avversari. Il nostro dovere è farcela tornare in fretta, questa fame: da subito, già giovedì in Europa League a Lione e lunedì contro il Livorno. Voglio una Juve affamata perché la fame è il nostro valore aggiunto ed è nel nostro dna». Ieri allenamento a Vinovo: defaticante per chi aveva giocato a Napoli, intenso per gli altri. A Lione mancherà lo squalificato Vidal: giocherà Marchisio. In attacco rientra ovviamente Tevez.

Fonte: GdS (articolo a firma di G.B. Olivero)
 
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AlessandroVG
PAG Posted on 1/4/2014, 12:16     +1   -1




Va bene che la coperta è corta, però giochiamo contro squadre di medio/bassa classifica esclusa la Roma da qui alla fine, cioè partite che dobbiamo vincere pure con le riserve in campo senza se e senza ma che tengano: non esiste perdere un campionato del genere, ma proprio zero.
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 12:40     +1   -1
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Capisco tutto ma questa cosa sta solo nella testa di chi spera in un nostro tracollo. Perchè solo un tracollo verticale deve capitare. Ora che io debba leggere che domenica la Roma potrebbe andare a meno cinque solo perchè noi giocheremo di lunedì è puro terrorismo, come se poi potessimo perdere in casa contro il Livorno. E ripeto la Roma le deve vincere tutte a partire dal recupero contro il Parma. Un solo pareggio ed è fuori gioco. Poi la frase che Benitez e Garcia sono avvantaggiati perchè il loro gioco è rodato mentre Conte per ripartire (ma ripartire cosa???) sarà costretto a cambiare....dai state bboni per piacere....
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 13:02     +1   -1
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Comunque signori e signore gioite perchè a partire da giugno ci liberiamo di Martinez e con lui si libera una casella da 3ml annui ovvero il costo residuo del giocatore + il milione d'ingaggio netto che quest'anno non abbiamo pagato noi ma che comunque va in contabilità e che dal prossimo esercizio potrà essre rimesso in circolazione.
 
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AlessandroVG
PAG Posted on 1/4/2014, 13:05     +1   -1




CITAZIONE (ificse decentocelle @ 1/4/2014, 14:02) 
Comunque signori e signore gioite perchè a partire da giugno ci liberiamo di Martinez e con lui si libera una casella da 3ml annui ovvero il costo residuo del giocatore + il milione d'ingaggio netto che quest'anno non abbiamo pagato noi ma che comunque va in contabilità e che dal prossimo esercizio potrà essre rimesso in circolazione.

Ecco, questa non è una brutta notizia: ci possiamo permettere un altro ingaggio importante in rosa in teoria quindi.
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 13:41     +1   -1
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La GdS: "Llorente è stanchissimo: ecco perché non segna e non riesce a rendersi utile con le sponde. La situazione delle altre punte bianconere"

No Tevez no party. Juve spenta senza l’Apache. Le altre punte dove sono?

Llorente è stanchissimo, Osvaldo non incide: a Napoli è mancato molto il carattere ma anche la capacità di aprire le difese e andare in pressing


TORINO, 1 aprile 2014 - Sarebbe fortemente ingeneroso nei confronti del Napoli affermare che con Carlos Tevez in campo la partita sarebbe stata diversa, ma sicuramente sarebbe stata diversa la Juve. L’Apache è insostituibile sotto molti aspetti, ma la sua assenza ha pesato sull’approccio alla gara e sulla determinazione dei bianconeri ancor più che sulla pericolosità offensiva. Tevez è nato leader e a maggior ragione lo è in una squadra che, con le eccezioni di Buffon (non a caso il migliore a Napoli) e Pirlo (che da sempre esprime la sua leadership più con la tecnica che con il temperamento), sta ancora imparando a vincere. Vidal si sta scoprendo grande giocatore a Torino, Pogba sta sbocciando, Tevez è un’altra cosa: è un campione che da anni combatte, vince e perde con uno spirito piratesco che trascina i compagni. Quello spirito che al San Paolo proprio non si è visto.

Compiti non svolti Succede, per carità. Dopo venti vittorie e due pareggi un calo di tensione è quasi inevitabile, come ha spiegato lo stesso attaccante al sito dell’Uefa: «Sfortunatamente non ho potuto giocare a Napoli ma sarò più carico a Lione. E’ un momento difficile, stiamo giocando tante partite e non è possibile essere sempre al top. Comunque siamo riusciti a vincere tanto finora e questo conta. Non potevamo fare di più». Ma c’è il fondato sospetto che non sia una mera coincidenza che la totale sterilità offensiva della Juve si sia manifestata in assenza di Tevez. I compiti che avrebbe svolto l’argentino non sono stati eseguiti da altri. Chi si è piazzato sulla trequarti per attirare fuori uno tra Fernandez e Albiol e aprire la difesa del Napoli? Nessuno. Chi si è andato a prendere la palla ai 25 metri per puntare e tirare? Nessuno. Chi ha infastidito con il pressing la costruzione di Jorginho e Inler? Nessuno. Chi si è mosso in orizzontale per favorire gli inserimenti di Vidal e Pogba? Nessuno. Per la Juve l’aspetto negativo al San Paolo, sconfitta a parte, non è la conferma dell’imprescindibilità di Carlitos, ma la consapevolezza del momento difficile degli altri attaccanti.

I compagni Llorente è stanchissimo e così non solo non riesce a pungere in area (ultimo gol il 2 marzo) ma nemmeno a rendersi utile con le sponde e con le spalle alla porta. Osvaldo paga la scarsa confidenza con i metodi di Conte e nonostante l’impegno fatica a fare la differenza: non tira mai e raramente dialoga con i compagni. Giovinco è reduce da un infortunio e comunque ha perso posizioni nelle gerarchie. Vucinic ha avuto un paio di guizzi a Napoli, ma anche lui deve ritrovare il ritmopartita dopo il lungo stop. Quagliarella ha un problema fisico ed è alla fine dell‘avventura bianconera. Insomma, il quadro è grigio e al di là del rendimento delle punte la Juve vive un momento di flessione. In campionato Vidal non segna da due mesi, Pogba da tre. Dal 9 febbraio i bianconeri hanno realizzato 13 reti e solo 4 non sono delle punte (2 Asamoah, 1 Marchisio e Pirlo). Il gioco di Conte, anche dopo l’inserimento del centravanti (Llorente), cerca costantemente l’inserimento di centrocampisti ed esterni. Non succede più, o succede di rado, perché la squadra è stanca. Se poi manca Tevez, rischia di sparire anche la Juve.

Fonte: GdS (articolo a firma di G.B. Olivero)


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Conte, segnali ai vertici: invoca più investimenti. Le frasi di Napoli pure per Agnelli e Elkann. I sogni sono Cuadrado, Di Maria e Mandzukic

Invocava il Pipita, in estate, ma sarebbero andate bene anche due o tre pepite in più. Si lamentava della paletta ricevuta in dono per costruire grattacieli, ma adesso, dodici mesi dopo, lo accoglierebbe volentieri, Paletta. Si chiama Conte, ma ogni tanto perde il savoir-faire del nobile. Lo osservi sorridere, in questa immagine con Agnelli, ma lo riconosci di più nell’urlo di Munch dell’altra foto. Si ricorderà eccome, nel tempo che scorrerà in discesa, il suo florilegio di dichiarazioni al San Paolo, a cavallo di un 2 a 0 preso e portato a casa, patito davanti all’ultimo “nemico”, che ora è diventato anche il primo. Benitez non si è tolto soltanto il sadico piacere di triturare la Juve, in specie nel primo tempo, esattamente come Conte aveva triturato lui, ma per tutta la partita dell’andata. Il tecnico spagnolo ha anche ficcato il dito nella piaga del grano: il punto debole del salentino, pure a livello emotivo, anche se poi lui mostra sempre un’arguzia superiore per ribaltarlo in un motivo di forza (dialettica). Aveva cominciato a farlo già alla vigilia, Benitez, ma sabato il suo fu un monologo: il bianconero alla vigilia non parla più. Non poteva perdere l’occasione di ripetersi, the day after: quando si è messo a correre a parole come Mertens verso Buffon, per il raddoppio. Ordunque, con tutte quelle chiacchiere sui fatturati («E’ facile avere una mentalità vincente se hai introiti per 300 milioni e ogni anno puoi acquistare i giocatori migliori», il succo), Benitez ha anche parlato a nuora perché suocera intendesse. Sabato: «Il mercato del Napoli è condizionato dal fair play finanziario». Domenica notte: «Se non siamo riusciti a giocare tutto il campionato come stavolta contro la Juve è anche perché non abbiamo avuto i soldi per migliorare la qualità della panchina, della rosa in generale». La nuora di Benitez sarebbe Conte. La suocera, De Laurentiis. E poi?
Anche Conte ha la sua, di suocera. Non c’è offesa, manco la voglia di scivolare nella facile ironia. Constatazioni. «Noi possiamo avere anche un fatturato di 500 milioni, ma poi bisogna vedere quanti ne investi sul mercato... Benitez dice che noi abbiamo un fatturato più alto, ma abbiamo speso 25 milioni rientrando con cessioni importanti come quelle di Giaccherini, Matri e Marrone. Benitez si rifaccia i conti: lui ha fatto subito spendere 100 milioni al Napoli. Soldi che noi non abbiamo speso in 3 anni. Noi abbiamo fatto dei mercati sempre al risparmio». Effettivamente sì, le suocere non abitano soltanto dalle parti di Castel dell’Ovo.
Che poi anche Conte debba dare una registrata alla propria, di calcolatrice, è un aspetto, ma non l’aspetto. Il conteggio delle spese di mercato nel triennio contiano (si veda la tabella in alto a pagina 3) porta altrove, ben oltre quota 100. Ma resta la sostanza del discorso, e questo Conte voleva far emergere, l’altra sera. «In questi 3 anni il presidente Agnelli mi ha sempre chiesto di centrare la qualificazione in Champions. Noi siamo andati ben oltre le aspettative, con due scudetti e altrettante Supercoppe. Se non sbaglio il Napoli l’anno scorso non era in Champions... E se non sbaglio noi siamo ancora in Europa, a differenza di un Napoli che ha speso 100 milioni sul mercato: e in classifica è a meno 17, per cui i conti bisogna farli nella giusta maniera». Le bordate, certo, sono per Benitez. Per Agnelli, nessun colpo di machete. Per come si conosce Conte, le sue repliche intrise di veleno per Benitez valgono l’immagine di un allenatore al solito molto orgoglioso del proprio lavoro, dei risultati conquistati in crescendo e sull’onda di record in serie, portatore sano (anche perché stravince da anni) di un’autostima fin straordinaria. Conte puntava a esaltare la propria maestria (e i meriti dei giocatori bianconeri), assestando uno schiaffo col guanto al collega spagnolo. Che poi, va da sé, quella spigolatura sui «mercati al risparmio» finisca per risuonare doppiamente nelle abitazioni di Agnelli e di Marotta, beh: ça va sans dire. Anche perché rimbalzano ancora nella memoria pure le parole di Monaco di Baviera, sul secchiello e la paletta. O quelle di fine agosto, pronunciate in quel di Vinovo: il concentrato dei ricordi è nelle dichiarazioni riportate sopra la testa di Agnelli, nell’immagine a fianco. Anche nella scorsa estate Conte avrebbe voluto di più. E per un semplice motivo. Per poter dare l’assalto alla Champions con armi migliori, più lucidate, adeguate, all’altezza: in senso assoluto, cioè senza dover pensare alla salute dei bilanci societari, è dura dargli torto. Si dice del salentino che non sia mai contento, giocando pure con le lettere del suo cognome: sia che si parli del gioco della squadra (perché non sopporta manco un pelo nell’uovo, lui), sia che si allunghi lo sguardo sugli investimenti di mercato. Ma occorre essere esaustivi, oltreché obiettivi: in questi mesi si può facilmente rievocare pure un bel canestro di dichiarazioni contiane sulla bontà dell’opera societaria, sulla lungimiranza del presidente e dell’ad, sul peso comunque importante degli investimenti, sulla ristrettezza che la crisi economica generale impone anche al particulare della Juve: eccetera eccetera.
Certo, bisogna pure rammentare che è in piedi pure la necessità, per Agnelli, di prolungare il contratto di Conte: blindandolo sì coi soldi, ma prima di tutto con quelli da spendere sul mercato in arrivo. E’ chiamato a convincerlo fino in fondo. Tutto ciò per dire che sulle pendici del Vesuvio non è scoppiato un vulcano nel cervello di Conte: calma e gesso. Nessuno si dimentichi chi sono, cosa ho fatto, cosa sto facendo e con che cosa sto vincendo scudetti e Coppe: è come se avesse voluto dire in primis questo, Conte, parlando prima di tutto con la pancia. Ma proprio perché ha sale in zucca. E perché non si nutre di illusioni. Né le propaganda.


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I sogni sono Cuadrado Di Maria e Mandzukic

Il mercato di Antonio Conte. O meglio: i giocatori che lui vorrebbe. Che sogna. Ce ne sono tanti, alcuni prendibili. Basterebbe spendere, investire un po’. Quattro campioni rappresentano il top. Per lui, ovvio, e anche per la squadra che con un poker di fenomeni lotterebbe alla pari con tutti i grandi club europei. In cima alla lista c’è Juan Cuadrado, esterno della Fiorentina in comproprietà con l’Udinese, uno che piace a mezza Europa. Anche al Bayern di Monaco. I tedeschi, a quanto ci risulta, sarebbero pronti con un’offerta shock. Ma bisogna passare dai friulani con cui la Juve ha ottimi rapporti. Proprio questa può essere la chiave giusta per arrivare al fenomeno. Montella e la Fiorentina, dal canto loro, stanno prendendo in seria considerazione la possibilità di cederlo per investire il ricavato sul mercato e fare una squadra ancora più forte. Insomma, Cuadrado è in vendita. Antonio Conte pregusta un altro esterno di qualità. Il chiodo fisso è Di Maria del Real Madrid. Ancelotti lo ha spostato in posizione più centrale ma l’argentino può stare ovunque. Questo, al momento, è un campione che si può acquistare solo se si deciderà di sacrificare Pogba. In attacco, poi, ci vuole un super-bomber per completare l’organico. Tevez e Llorente non si discutono, ci mancherebbe, ma c’è posto per un nuovo fuoriclasse. Due i nomi: Mandzukic del Bayer Monaco e il giovanissimo Morata del Real Madrid. Marotta ha provato a chiedere quest’ultimo in prestito, ma il presidente madridista Florentino Perez ha detto no. Per portarlo a Torino occorre “cacciare” i soldi. Sempre per rimanere in tema di “Grandi Attaccanti” c’è una trattativa in corso: solo alle fasi iniziali, certo, ma comunque c’è già stato un contatto tra le parti per Mandzukic, croato del Bayern Monaco campione di Germania, d’Europa e del Mondo. Con l’acquisto di Levandowski a parametro zero la squadra di Pep Guardiola può privarsi dell’attaccante. La Juve, in maniera ufficiosa, ha fatto un’offerta tra i 20 e i 25 milioni.
Andiamo avanti con la difesa e con la lista che nell’estate scorsa l’allenatore e Marotta hanno stilato e analizzato con estrema attenzione. Aymen Abdennour (Monaco), Eliaquim Mangala (Porto) e Thomas Vermaelen (Arsenal) sono i centrali che farebbero comodo a lui. Uno di questi e la difesa sarebbe a posto per diversi anni visto che a parte il giocatore di Wenger (27 anni) gli altri due sono giovanissimi (23-24 anni). In questo tam tam di mercato si sente parlare anche di Lulic e Candreva della Lazio: per altri ruoli, ovviamente.
Si sa che il tecnico predilige gli esterni. Nel suo 3-5-2 c’è bisogno di giocatori che sappiano dettare legge sulle zone esterne del campo: sia per la fase difensiva che per quella offensiva. Oltre a Juan Cuadrado della Fiorentina e Lulic della Lazio intrigano tanto Daryl Janmaat del Feyenoord e Lukasz Piszczek del Borussia Dortmund: sono tra il meglio per la fascia destra. Senza dimenticare, ovviamente, il portoghese Nani.Tra i mancini il tecnico ha (anche) segnalato Adriano del Barcellona, Giacomo Bonaventura dell’Atalanta, Fabio Coentrao del Real Madrid, Aleksander Kolarov del City e Wakaso del Rubin Kazan. Tra i centrocampisti seguito Ibrahim Afellay del Barcellona, elemento di quantità e qualità, uno che non molla neppure un pallone.
CONCLUSIONE Tanti nomi nel mirino, anche se alla fine arriveranno ovviamente due o tre di questi campioni. Di sicuro la Juventus si sta guardando attorno e si sta muovendo per consegnare ad Antonio Conte una Juve da Champions. Ma tra le sue priorità Marotta ha anche la necessità di badare all’equilibrio di bilancio.


CITAZIONE
Il Mattino conferma: "La Juve prepara l'assalto a Hamsik: per Conte e Marotta è lui il sostituto di Pogba. Ma De Laurentiis dirà no ai bianconeri"

La Juve vuole Hamsik

NAPOLI, 1 aprile 2014 - Intanto, la Juventus prepara l’assalto a Marek Hamsik: Conte e Marotta avrebbero individuato nello slovacco il sostituto di Pogba. Ma poiché il capitano del Napoli ha un contratto fino al 2018, la Juve dovrebbe chiedere a De Laurentiis. E la risposta sarà negativa.

Fonte: Il Mattino (estratto dall'articolo a firma di Pino Taormina)


CITAZIONE
Juventus, aprile è il mese da svolta. Una costante con Conte: calo a marzo, ma poi cresce. Il calendario tra la rincorsa della Roma e l'Europa League

Riecheggiano ancora le frasi di Antonio Conte, pronunciate domenica notte nella pancia del San Paolo: «Bisogna dare i giusti meriti al Napoli, fermarsi e dire che ha disputato un ottimo primo tempo. Baricentro troppo basso, per noi? Abbiamo utilizzato la stessa situazione tattica dell’andata, solo che a Torino eravamo stati più aggressivi, volitivi. Non abbiamo giocatori da contropiede, volevamo occupare bene gli spazi anche al San Paolo, in un momento in cui si giocano tante gare in pochi giorni. E quindi non ci sono tantissime energie per mettere gli avversari a scosciagalletto». Per aprirli in due, insomma. Poi, più in profondità: «E’ fisiologico che ci sia un po’ di stanchezza, ma non vedo un problema di natura atletica. Siccome giocano sempre gli stessi da un mese, siamo in emergenza. Un’emergenza importante che colpisce reparti specifici. Devo solo essere grato a ragazzi come Chiellini, Bonucci e Caceres, che hanno disputato 6 partite in 18 giorni senza mai fermarsi. Per non parlare di altri giocatori. Siamo cresciuti noi nella ripresa, non loro. E ciò lascia ben sperare: può accadere di essere un po’ stanchi, ma fisicamente ho visto un crescendo».
Ed eccola qua, allora, la parola magica: crescendo. Un crescendo né wagneriano né rossiniano, bensì... contiano. Un classico, ormai, che si ripete da che il leccese ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore. Un crescendo, cioè, di cui sono state protagoniste nella fase finale della stagione tutte le squadre gestite - dall’inizio alla fine, si intende: le esperienze ad Arezzo e Bergamo non fanno testo - dallo Special One in salsa nostrana. Il discorso è semplice: Bari, o Siena, o Juventus versione 1.0 e 2.0 che siano, sono tutte incappate in un calo di rendimento e/o risultati tra febbraio e marzo, salvo poi riprendersi alla grande e sprintare fino al raggiungimento dell’obiettivo preposto. Ad esempio la promozione in A con il Bari del 2008-2009 (chiude l’autunno secondo dietro il Livorno a quota 47 punti e apre maggio a 72 al comando della classifica: comando poi mantenuto fino alla fine). Ad esempio la promozione con il Siena 2010-2011 (anch’essa di fatto costruita ad aprile). E pure a Torino la solfa non è cambiata, anzi. Nel 2011-2012, ad un marzo “macchiato” dai pareggi contro Chievo (1-1) e Genoa (0-0) è seguito un aprile strepitoso in cui la Juventus ha iniziato mano a mano a recuperare i 4 punti di distacco che aveva dal Milan e ad andare a vincere lo scudetto. Pure l’aprile dell’anno successivo - fatto di soli successi - è risultato basilare per portare a compimento la pratica tricolore.
Insomma, è una costante: leggero letargo autunnale, poi il tripudio. Ad aprile. Questione di coincidenze? No, impossibile. Con Conte praticamente non esistono le coincidenze. Esiste semmai un programma di lavoro atletico e fisico studiato ad hoc. E il tecnico confida che anche quest’anno - sia pure nonostante l’eccezionale situazione d’emergenza dal punto di vista infermieristico - la tradizione si ripeta. Il calendario è fittissimo, ma tutt’altro che proibitivo. La lotta a distanza con la Roma per lo scudetto prevede innanzitutto il recupero di Roma-Parma, poi alla 32ª giornata i bianconeri saranno impegnati a Livorno mentre i giallorossi saranno in trasferta a Cagliari. A seguire, sfida a Udine e in casa contro il Bologna per Buffon e compagni mentre Totti e soci incontreranno l’Atalanta all’Olimpico e si recheranno a Firenze. Insomma, sulla carta la Juventus non sembra di certo essere svantaggiata. Scatta l’ora del crescendo contiano, secondo tradizione.


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CITAZIONE
Il Mattino: "La Juve, nei 3 anni di Conte, ha speso 250 mln sul mercato. Il Napoli 170. Vinovo costa 7 mln annui. Storari guadagna più di Mertens"



Fonte: Il Mattino (articolo a firma di Pino Taormina)




MERCATO: TRA JUVENTUS E NAPOLI LA DIFFERENZA È NEGLI STIPENDI

MILANO, 1 aprile 2014 - Fatturati, investimento sul mercato, plusvalenze. Nelle polemiche tra Antonio Conte e Rafa Benitez ormai da mesi si rincorrono gli argomenti economici piuttosto che quelli tecnici. All’improvviso la rivalità tra due allenatori importanti esce dalla liturgia del calcio giocato. E rischia di produrre solo confusione. Prendendo alla lettera le singole argomentazione hanno tutti ragione. Come contraddire Aurelio De Laurentiis quando fa notare che lui con 300 milioni di fatturato potrebbe fare ben altro. Ma non abbiamo neanche la prova contraria. Proprio l’esperienza della Juventus dimostra quanto sia difficile ritrovare la giusta via per un club condannato a vincere dalla storia. Dopo la retrocessione in serie B per Calciopoli la famiglia Agnelli ha dovuto ripianare più volte, investendo circa 200 milioni di euro. Una strada tortuosa, ricca di intoppi e di acquisti a volte poco produttivi. Diego può essere l’emblema di quelle stagioni incerte. Ma anche le promesse non mantenute da Thiago, Poulsen, Amauri o Krasic. Tanto è vero che la gestione di Andrea Agnelli, partita 4 anni fa, ha patito non poco dal punto di vista finanziario i flop precedenti. Così gli ultimi mercati sono stati meno scoppiettanti. In compenso l’avvento di Conte è coinciso innanzitutto con il recupero di giocatori in difficoltà (Bonucci su tutti) e il veloce affiatamento con i nuovi: Vidal e soprattutto Pirlo, arrivato a costo zero. Poi, quest’anno è stata la volta di Llorente e Tevez, ma Conte ha ragione: nell’ultimo triennio la Juve ha speso meno dei rivali. E il suo lavoro ha pesato tanto. In ogni caso la potenzialità bianconera è ormai superiore alla concorrenza: soprattutto in termini di montestipendi, il vero differenziale nel valutare i rapporti di forze. Sotto questo punto di vista la Juve è tornata in cima a questa classifica con un costo di 110 milioni lordi, mentre Inter e Milan sono condannate a ridurre gradualmente gli ingaggi sotto il muro dei 100 milioni. Anche il Napoli ha dovuto allargare i cordoni della borsa. Sinora De Laurentiis è riuscito a tenere questa voce intorno ai 60 milioni, ma la scorsa estate l’asticella è stata alzata. Altrimenti Higuain non sarebbe mai potuto arrivare, a prescindere dai 100 milioni spesi per gli acquisti dopo le vendite di Cavani e Lavezzi. La politica imprenditoriale dei piccoli passi sinora ha pagato. E il Napoli è tornato non solo ai vertici in Italia, ormai è stabilmente nella hit di quello europeo. Come mai in passato. E’ stucchevole, allora, trovare dei nei ai nostri club più in ascesa. Si rischia d’andare fuori strada.

Fonte: GdS (articolo a firma di Carlo Laudisa)



Fonte: Il Messaggero (articoli a firma di Mei-Pasquaretta)


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Europa League, qui Lione. I francesi sono in piena emergenza: si è fermato pure Gourcuff

Il Lione in emergenza: si è fermato pure Gourcuff

PARIGI, 1 aprile 2014 - Il Lione fa la conta. Anche perché il derby perso col St Etienne (1-2) ha lasciato un nuovo livido. Il tecnico Remi Garde deve gestire il nuovo infortunio dell’ex rossonero Yoann Gourcuff. La sua assenza sarebbe un colpo duro visto che sembrava aver ritrovato un minimo di forma, dopo aver smaltito il decimo infortunio dal suo arrivo a Lione nel 2010. Era rimasto fuori cinque settimane da febbraio per un problema agli adduttori e domenica era tornato titolare. Qualche spunto l’ha pure fatto vedere, prima di subire un tackle da dietro al 41’. Difficile vederlo in campo contro la Juventus.

Paralisi Un forfait probabile che va ad aggiungersi a quelli di Fofana e Grenier. Il centrocampista è fermo da febbraio per una pubalgia degenerata in infezione da stafilococco. «Ho rischiato la paralisi», ha spiegato il giocatore in tv domenica, quando poi Garde si è dovuto reinventare pure la difesa con il mediano Gonalons a fare da centrale. Colpa dei vuoti lasciati da Bisevac e da Umtiti che però si è allenato ieri e potrebbe tornare abile giovedì.

Fonte: GdS (articolo a firma di Alessandro Grandesso)


CITAZIONE
La Stampa: "Scudetto ancora in ballo o solo suggestione? La Juve è stanca. E domenica la Roma può andare a -5". La GdS: "La tirannia è finita"


Fonte: La Stampa (articolo a firma di Marco Ansaldo)



Fonte: GdS (articolo a firma di Luigi Garlando)


Fonte: La Repubblica (articolo a firma di Emanuele Gamba)


Fonte: Il Giornale (articolo a firma di Davide Pisoni)


Fonte: Libero (articolo a firma di Matteo Spaziante)


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Antognoni: "Complimenti alla Juve per Tevez: è da brividi, eppure era "in liquidazione". Pogba via per 100 mln. Agnelli mi voleva alla Juve"


Fonte: GdS (articolo a firma di Luca Calamai)


Fonte: Il Giornale (articolo a firma di Mario Tenerani)
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 13:44     +1   -1
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GIUDICE SPORTIVO - Chieste nuove indagini su cori discriminatori tifosi Juve
01.04.2014 14:45 di Redazione TuttoJuve
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport


Il giudice sportivo vuole vederci chiaro sul presunto "deprecabile comportamento" di un gruppo di tifosi bianconeri che al San Paolo di Napoli avrebbero intonato cori discriminatori nei confronti dei sostenitori azzurri. Tosel "invita il Procuratore federale a voler acquisire, e comunicare" al suo Ufficio, "ogni elemento utile per l’individuazione del settore dello Juventus Stadium ove fossero eventualmente soliti collocarsi i responsabili di tale deprecabile comportamento".
Il giudice sportivo, inoltre, ha inflitto 30.000 euro di multa al Napoli per il comportamento dei suoi tifosi.
Ecco il comunicato con tutte le motivazioni:

Il Giudice sportivo,

letta la relazione dei collaboratori della Procura federale, ove si riferisce che sostenitori della soc.
Juventus, prima dell’inizio della gara ed al 42° del primo tempo, hanno rivolto ai sostenitori della
soc. Napoli cori espressivi di discriminazione territoriale;

invita il Procuratore federale a voler acquisire, e comunicare a questo Ufficio, ogni elemento utile
per l’individuazione del settore dello Juventus Stadium ove fossero eventualmente soliti
collocarsi i responsabili di tale deprecabile comportamento.

a) SOCIETA'

Il Giudice sportivo

premesso che in occasione delle gare disputate nel corso della dodicesima giornata ritorno
sostenitori delle Società Bologna, Juventus, Milan Napoli, Roma e Torino hanno, in violazione
della normativa di cui all’art. 12 comma 3 CGS, introdotto nell’impianto sportivo ed utilizzato 160/520

esclusivamente nel proprio settore materiale pirotecnico di vario genere (petardi, fumogeni e
bengala);

considerato che nei confronti delle Società di cui alla premessa ricorrono congiuntamente le
circostanze di cui all’art. 13, comma 1. lett. a) b) ed e) CGS, con efficacia esimente,

delibera

di non adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti delle Società di cui alla premessa in
ordine al comportamento dei loro sostenitori.

* * * * * * * * *

Ammenda di € 30.000,00 : alla Soc. NAPOLI per avere suoi sostenitori, al 34° e al 40° del
secondo tempo, lanciato contro calciatori della squadra avversaria sul terreno di giuoco numerose
bottigliette, senza conseguenze lesive; per avere inoltre, nel corso della gara, lanciato quattro
bengala nel settore occupato dai sostenitori della squadra avversaria e un fumogeno nel recinto di
giuoco; entità della sanzione attenuata ex art. 14, n. 5 in relazione all'art. 13 lett. a) e b) CGS, per
avere la Società concretamente operato con le Forze dell'ordine a fini preventivi e di vigilanza.

Ammenda di € 5.000,00 : alla Soc. BOLOGNA per avere suoi sostenitori, nel corso della gara,
lanciato nel recinto di giuoco tre petardi e un fumogeno; entità della sanzione attenuata ex art. 14
n. 5 in relazione all'art. 13 lett. a) e b) CGS, per avere la Società concretamente operato con le
Forze dell'ordine a fini preventivi e di vigilanza.

Ammenda di € 5.000,00 : alla Soc. ROMA per avere, suoi sostenitori, all'inizio della gara,
esposto per circa due minuti uno striscione dal tenore insultante per il Presidente della Lega
Calcio Serie A.

Ammenda di € 2.000,00 : alla Soc. INTERNAZIONALE per avere suoi sostenitori, nel corso
del primo tempo, fatto esplodere due petardi nel proprio settore; sanzione attenuata ex art. 13,
comma 1 lettera b) ed e) CGS, per avere la Società concretamente operato con le forze dell'ordine
a fini preventivi e di vigilanza
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 14:46     +1   -1
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kantor57: intanto Donadoni decide di non convocare Cassano e Paletta per il recupero con la Roma, le motivazioni sono abbastanza ridicole

vergogna.
 
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PAG Posted on 1/4/2014, 16:04     +1   -1
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A parti invertite
di Massimo Zampini

A parti invertite, dopo due scudetti di fila a pochi anni dalla botta di Calciopoli, sarebbero ancora tutte prese dai festeggiamenti e dalle rivalse. Talmente tanto, che non starebbero certamente giocandosi il terzo scudetto consecutivo, con un po’ di stanchezza in più, ma con la stessa voglia di tre anni fa.
A parti invertite, dopo l’errore sul gol di Paloschi, ci avrebbero detto: “è un errore talmente netto che non può essere stato commesso in malafede”. Essendo capitato a noi, ovviamente, “è un errore talmente netto che deve per forza essere stato commesso in malafede”. Per noi, invece, era un errore e basta.

A parti invertite, dopo Firenze, ci avrebbero detto “tu intanto espelli Aquilani, rimanete in 10, poi voglio vedere come fate 4 gol”. Essendo capitato a noi, è evidente, “hai preso 4 gol, mica ti attaccherai a un fallo di Aquilani?”. Per noi, invece, era un errore e basta, in una partita in cui per 20 minuti abbiamo perso la testa, meritando di perdere.

A parti invertite, dopo i presunti 21cm di fuorigioco nel primo gol di Juve-Napoli 3-0, ci avrebbero detto “ci vuole la vostra faccia tosta per parlare di un mezzo fuorigioco dopo un’umiliazione del genere”. Essendo capitato a noi, ci mancherebbe, “gol irregolare sullo 0-0, come sempre, e cambia tutta la partita”. Per noi, invece, era un errore (se lo era) e basta.

A parti invertite, dopo Istanbul, avrebbero detto “partita scandalosa, l’hanno fatta giocare per forza, ma quello era un campo vergognoso: io non voglio giocarmi la Champions su un campo così” (semicit. De Santis). Essendo capitato a noi, un semplice “in Europa non contate niente, e poi il campo era brutto anche per loro”. Per noi, dopo un girone non all’altezza, era una coincidenza sfortunata e basta.

A parti invertite, dopo i cori dei bambini, avrebbero detto: "fossero queste le brutture del tifo, i ragazzi dicono "merda" appena possono, si divertono certamente più degli adulti; su, non speculiamo almeno sui piccoli". Essendo capitato a noi, però, è diventato "il simbolo della maleducazione di oggi, dei bimbi che già copiano le vergogne dei loro genitori: gli juventini sono così già da piccoli!". Per noi, invece, era un coro un po' sciocco, di cui parlare per non più di tre minuti.

A parti invertite, dopo la caduta di El Kaddouri, ci avrebbero detto “che tuffo scandaloso, ormai siete così arroganti che pensate che per avere un rigore basti tuffarsi così, 3 secondi dopo il contatto”. Essendo capitato a noi, al contrario, “rigore clamoroso, lui cade dopo ma conta solo che ci sia il contatto”. Per noi, invece, era solo un mezzo errore dell’arbitro, causato anche dal bizzarro tuffo del granata, in una partita in cui non abbiamo subito un tiro in porta.

A parti invertite, dopo il rigore negato a Giovinco a Parma, il mani di Ceccherini a Livorno, il gol annullato a Osvaldo a Genova, quello di Vidal a Catania, ci avrebbero detto “lo vedi? Ogni volta, nel dubbio, gli arbitri decidono in favore della Juve. Basta, è uno schifo, va sempre così”. Essendo capitato a noi, si cambia argomento, perché “ci manca solo che uno juventino parli di arbitri”. Per noi, invece, erano solo errori arbitrali, succedono, e chi se ne frega.

A parti invertite, dopo il Fiorentina-Juve di Coppa, ci avrebbero detto “come mai in Italia vincete e in Europa la Fiorentina vi sbatte fuori? E’ la prova provata, con Webb non vincereste un cavolo neanche qui”. Avendo vinto noi, sguardo basso, sussurrando: “ci mancava solo che non faceste fuori la Fiorentina”. Per noi, invece, è stata una qualificazione ai quarti di finale. Niente di più, niente di meno.

A parti invertite, dopo Sassuolo-Roma, ci avrebbero detto “che vergogna, è la prima volta nella storia che un arbitro sente tutti i giocatori e poi cancella un rigore. Per voi rifanno le regole, e non conta se il rigore ci fosse o meno: l’arbitro l’aveva dato, e questo conta!”. Essendo capitato a loro, vale l’opposto: “ma se il rigore neanche c’era, per favore. Sarebbe stato uno scandalo se lo avessero dato!”. Per noi, invece, è solo l’ennesimo arbitro indeciso e insicuro, e la Roma ha vinto tranquillamente.

A parti invertite, dopo Napoli-Juve, ci avrebbero detto (e lo sappiamo dal gol di Llorente dell'andata): “ti danno un gol irregolare sullo 0-0, cambia tutta la partita”. Essendo capitato a noi, però, “vi abbiamo preso a pallate, altro che quel fuorigioco di 20 centimetri”. Per noi, era un mezzo errore che non conta niente, perché hanno strameritato.

A parti invertite, viste le statistiche sui rigori, ci avrebbero detto che “è il solito scandalo, voi avete 6 rigori a favore e 1 contro (peraltro del 3-0), e i vostri rivali ne hanno 4 a favore e 3 contro, nonostante abbiano segnato molto più di voi. Strano, eh?”. Essendo l’inverso, appunto, “ormai gli arbitri sono furbi, non aiutano con i rigori, ma nella gestione della partita, e lì vi aiutano sempre”. Per noi, invece, è una statistica e basta, che ci interessa meno di zero.

A parti invertite, di certo, voi sareste felici e fieri della vostra squadra, che da sempre vince più di tutte, festeggia solo alla fine, se c’è da festeggiare, e non si accontenta mai. Noi, a parti invertite, blatereremmo che dovete ringraziare gli arbitri, la federazione, la Fiat, il sole e il vento. Ma sotto sotto, senza poterlo dire ad alta voce, non sapete quanto vi invidieremmo.

@MassimoZampini

(1/4/2014)

- See more at: http://www.juventibus.com/articoli.php?art...h.3yUXodUx.dpuf
 
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