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| CITAZIONE 🍷 Massimiliano Allegri ha rilasciato una lunga intervista a GQ Italia, affrontando molti temi tra cui i cambiamenti del calcio: «Al di là di alcune cose che sono cambiate e di cui va preso atto – la struttura fisica dei ragazzi, e la globalizzazione del calcio, due fattori che pesano –, io credo che il problema principale è che si usano i giocatori come cavie degli allenatori, sia nelle prime squadre che nei settori giovanili. Ma il calcio è un’arte, madre natura ha il suo peso.
Tutti possono migliorare, certo, ma se uno è scarso può diventare meno scarso, non diventerà mai uno bravo. E uno che è bravo può diventare più bravo. Va ovviamente data un’organizzazione, va data un’idea di gioco, poi però il calcio di fatto ha una componente psicologica e umana da cui non si può prescindere: ci sono giocatori che un anno fanno bene e un altro fanno male, perché? Perché sono esseri umani».
Quindi, sulla (ormai insopportabile) dialettica “giochisti-risultatisti”: «Guardiola, che è un allenatore straordinario, cosa ha fatto? Tutti pensano a partire dal basso, lui ha comprato un portiere che lancia la palla a ottanta metri. Questo per dire che spesso la gente si fa abbindolare da cose che non esistono: alla fine c’è da vincere la partita. E tutte le partite non sono uguali».
E ancora: «La sensibilità e la percezione del gioco da parte dell’allenatore è fondamentale, ma non si può ridurre tutto a uno schema. Ci vogliono meno schemi e più elasticità e pragmatismo. I ragazzi bisogna abituarli a capire, i giocatori devono essere pensanti. Io voglio giocatori che pensano e ragionano, che quando hanno la palla e trovano una porta chiusa sanno trovare un’altra soluzione. Se non lo abitui a pensare, diventa meccanico. Ma di meccanico, nel calcio, non c’è niente».
[📸 Foto di Claudia Ferri per GQ Italia]
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