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CITAZIONE Allegri: "Chiesa deve convincersi di essere una punta. Il Napoli ha giocato molto bene, ma ha Osimhen che sposta gli equilibri. Bonucci? Con Leo siamo stati chiari già a febbraio" Allegri è stato intervistato da Pierluigi Pardo su Dazn Tu a Napoli ci hai giocato, anche se non in maniera molto lunga. Ti ha fatto piacere per la città? Per la bellezza che il Napoli ha espresso. E' un elemento di ricchezza per la città e per il calcio italiano? "E' un elemento di ricchezza, soprattutto sono stati molto bravi. Anche lì c'è stata una programmazione, tutto parte da Benitez, fino all'anno scorso con la vittoria di Spalletti. C'è stata una programmazione...". Dal punto di vista del gioco ti è piaciuto? "Ha giocato molto bene, comunque ha un centravanti, Osimhen, che credo sia uno dei tre attaccanti più forti al mondo. Osimhen in questo momento sposta gli equilibri, non c'è niente da fare". Ti piace Spalletti in Nazionale? "Luciano credo sia uno dei migliori allenatori che ci siano in Italia, lo dimostra la sua carriera, ma soprattutto lo dimostra il modo in cui fa giocare le squadre. E soprattutto i risultati che ha ottenuto. Il post-Mancini era giusto darlo a Spalletti, a coronamento dello Scudetto e di una carriera che ha fatto". Quandi gol deve fare questo povero * di Chiesa? Qualè il suo posto nello spogliatoio? "Chiesa lì nell'angolo. Ora ha piena fiducia, da quest'anno quando è rientrato - lo dico sempre - ha una gamba diversa. Lui si deve convincere, perchè è una punta, poi che ogni tanto vada sull'esterno, che ogni tanto vada in mezzo, però lui è uno che deve fare gol. Con le sue caratteristiche, è un giocatore che quando tira in porta, è noioso, fa male". Non posso non chiederti di Bonucci. "Guarda, mi dispiace che sia finita così, ma con Leo siamo stati chiari già da febbraio scorso, quando ci ho parlato diverse volte, sia io che la società, dicendo che l'anno prossimo sarebbe stato un anno dove lui avrebbe dovuto decidere se continuare da un'altra parte o se smettere, perchè quando arrivi a 35-36 anni, ha fatto la storia della Juventus, perchè Leo ha 55 partite nella Juventus, è stato un giocatore che anche zoppo andava in campo. Lui ha dato tanto alla Juventus e la Juventus ha dato tanto a lui. E credo debba prendere una decisione importante per lui, ma soprattutto non guardare a un anno, ma a quello che è il futuro, perchè è giovane. Quello che sto dicendo ora, l'ho detto a lui in tempi non sospetti. E' normale che quando un campione, come è stato lui, arrivi a fine carriera, perchè se non è quest'anno sarà l'anno prossimo, è normale che ci sia sempre questa paura di smettere. Io non sono stato campione, ho fatto una carriera normale, quindi per me smettere è stato facile. Le dinamiche sono le stesse. Le differenze è che uno deve avere la capacità di accettare prima, se accetta prima, è un bene per se stesso, se accetta dopo passa un momento di noia, perchè è stato un giocatore straordinario, importante. E comunque rimarrà nella storia della Juventus, perchè 500 partite nella Juventus credo le abbiano fatte in pochi" CITAZIONE La Stampa: "Dietro lo sfogo di Allegri le difficoltà di una squadra non ancora pronta, pesa il mancato mercato e i fischi dei tifosi possono complicare tutto" Il primo a perdere la calma è stato lui e fa specie, considerando quanto la pretende invocandola continuamente dentro e fuori il campo. Evidentemente Allegri domenica sera aveva validi motivi per essere arrabbiato,, ma dietro lo sfogo contro i suoi giocatori (per la prestazione pessima allo Stadium) e contro il Bologna c’è ben altro. Il tecnico livornese voleva dare continuità alla vittoria di Udine e restare in testa alla Serie A per dare un messaggio di forza, ma il passo falso nel debutto casalingo ha confermato quei dubbi che da tempo coltiva su una Juve che è ancora un cantiere aperto. Dal mancato mercato all’emotività della rosa, passando per i fischi dei tifosi bianconeri e l’assemblaggio della nuova dirigenza, i lavori sono ancora in corso e i problemi non mancano. La prima spina nella rosa di Allegri è quella del mancato rafforzamento della squadra. Senza i ricavi Champions e con un bilancio da sistemare dopo i disastri dei precedenti anni, la necessità di essere sostenibili ha obbligato il club ad alleggerire e svecchiare la rosa per abbattere il monte ingaggi e fare cassa. Salvo sorprese degli ultimi giorni, il mercato chiude venerdì sera, la Juve avrà così come unico volto nuovo Weah jr e gli obiettivi fissati (Milinkovic-Savic e Kessie a centrocampo, Lukaku e Berardi in attacco) non sono stati raggiunti per motivi diversi. Nel frattempo i bianconeri hanno perso Cuadrado, Paredes e Di Maria. Il progetto è quello giusto, ma i benefici non possono essere immediati ("Ci vuole tempo e pazienza", ripete sempre l’allenatore) e la pressione di dover lottare per lo scudetto non aiuta. Così come i fischi dei tifosi bianconeri. CITAZIONE CT: "Juve, è scomparso il centrocampo: non ha uno spartito, un’identità precisa, un vero playmaker, Locatelli fuori ruolo. Un errore aver ceduto Rovella?" Il centrocampo dopo la prima (illusoria?) uscita di Udine è ripiombato nell’anonimato. La manovra contro il Bologna, soprattutto nel primo tempo, è apparsa lenta e prevedibile. Anzi, peggio: casuale. La mediana, portata spesso a spasso dai dirimpettai rossoblù, tende a improvvisare. Non ha uno spartito, un’identità precisa, un vero playmaker e nemmeno delle mezzali d’assalto. Locatelli, domenica bersagliato da qualche fischio, continua a essere fuori posto. Le zolle al centro del campo non sono certo il suo ecosistema. L’interno ex Sassuolo, a differenza di Rovella, ceduto (erroneamente?) alla Lazio, non ha il metronomo né il goniometro del regista. Rivedibile anche il rendimento di Rabiot, che dopo l’ottimo debutto con gol al Friuli ha fatto due passi indietro. Qualche alibi in più per il rientrante Fagioli (per non dire di Pogba), ancora in ritardo di condizione: anche lui domenica ha provato inutilmente a dettare tempi e ritmi di un gioco apparso di nuovo antico, trito e ritrito. Per imitare Pirlo, lo sa bene lo stesso Fagioli, non basta avere il numero 21 sulla schiena. CITAZIONE TS: "La rabbia dei tifosi della Juventus per la solita narrazione a senso unico: nessuno ha parlato del rigore su Chiesa al 9° minuto, la società deve difendersi" In tv e sui social si è parlato solo del rigore negato al Bologna: il fallo su Chiesa sparito e i supporter bianconeri hanno chiesto a gran voce alla società di esporsi mediaticamente in questi casi per difendersi. L’ad del Bologna Fenucci nel post gara è andato in tv a lamentarsi «Tolta vittoria meritata» mentre i bianconeri non hanno commentato gli episodi a sfavore così é partito il circo mediatico in cui la narrazione dei fatti viene distorta. Sparito infatti il contatto tra Moro e Chiesa al 9° del primo tempo che era meritevole di calcio di rigore. CITAZIONE La Stampa: "Kean e Kostic, ora non servono più. Mai stati utilizzati da Allegri sono finiti in fondo alle gerarchie di squadra. Entrambi possono andare via in questi ultimi giorni" Zero minuti giocati in due partite. Più che un dettaglio, questo è un vero e proprio segnale di mercato per Kean e Kostic. I due bianconeri non sono stati presi in considerazione da Allegri contro Udinese e Bologna, restando in panchina a guardare i compagni, e così il futuro sembra essere definitivamente segnato. Questi ultimi giorni di trattative saranno particolarmente importanti per l’attaccante azzurro e l’esterno serbo: il loro agente, Alessandro Lucci, sta cercando le squadre giuste e il lavoro non gli manca, visto che è impegnato anche per trovare una soluzione al caso Bonucci entro il 1° settembre. La Juventus ha già fissato il prezzo per i cartellini: servono almeno 30 milioni di euro per quello di Kean, mentre Kostic ha una valutazione che oscilla sui 20 milioni. Soldi che tornerebbero utili per prendere lo svedese Holm dallo Spezia, bruciando così la concorrenza dell’Atalanta, ma anche per migliorare i conti del club alle prese con i mancati ricavi Champions. Il declassamento di Kean e Kostic è figlio delle scelte tattiche di Allegri. |