| CITAZIONE Milan-Juventus, stasera ore 20,45. Formazioni: "Sarà 4-3-1-2 con Dybala e Ronaldo in attacco con alle spalle Ramsey. A centrocampo Matuidi si candida per far rifiatare a Rabiot"
La Juve senza Douglas Costa (infortunato), potrebbe tornare al 4-3-1-2 con Ramsey alle spalle di Ronaldo e uno tra Dybala (favorito) e Higuain. Le alternative sono tornare al tridente pesante con tutti e tre i big in campo, oppure avanzare Cuadrado e tenere fuori ancora Dybala. Sulla destra potrebbe toccare a De Sciglio, mentre a centrocampo Matuidi si candida per far rifiatare Rabiot. In porta toccherà a Buffon.
GdS
MILAN (4-2-3-1):
Donnarumma
Calabria Kjaer Romagnoli Hernandez
Kessie Bennacer
Castillejo Calhanoglu Rebic
Ibrahimovic
JUVENTUS (4-3-1-2)
Buffon
De Sciglio De Ligt Bonucci Alex Sandro
Bentancur Pjanic Matuidi
Ramsey
Dybala Ronaldo
PANCHINA 1 Szczesny, 31 Pinsoglio, 24 Rugani, 13 Danilo, 16 Cuadrado, 41 Coccolo,
25 Rabiot, 35 Olivieri, 21 Higuain, 42 Wesley
ALLENATORE Sarri
BALLOTTAGGI Dybala-Higuain 60-40%, Ramsey-Higuain 60-40%, De Sciglio-Cuadrado 70-30%
SQUAL. nessuno DIFF. Higuain, Matuidi
INDISPONIBILI Chiellini, Khedira, Demiral, Douglas Costa, Bernardeschi
ARBITRO Valeri di Roma ASSISTENTI Bindoni-Fiorito IV UOMO Chiffi VAR Nasca A.VAR Vivenzi
PREZZI da 30 a 275 euro TV Rai 1 CITAZIONE Sarri ha capito cos’è la Juve. I bianconeri danno l’idea di essere sull’orlo del baratro. Mentre Conte e Inzaghi hanno fatto peggio, anche se sembrano aver fatto meglio
Sarri sa che un tecnico paga anche per errori non suoi e che alla Juventus il carro si svuota più rapidamente in caso di sconfitta. Alla Juventus la crisi, di sicuro all’esterno, si apre sempre in anticipo e una cena fuori diventa un “vertice” drammatico. Come se Agnelli, con l’uicio a qualche decina di metri da Sarri, debba organizzare una cena per discutere dello stato della squadra. Il problema è che la Juventus, ora, dà quest’idea di essere sull’orlo del baratro. Così tanto che è stato avvistato il fantasma di Allegri, urca. Madama ha perso due delle ultime tre partite e le ha perse male, non da lei. Alcuni giocatori sembrano fantasmi (a proposito), il “gioco” non c’è, ma la percezione del disastro imminente evocato in questi giorni è, appunto, una percezione; la vertigine del precipizio sul cui baratro la Juventus si muove è, appunto, una vertigine. Come la subalternità di Sarri rispetto a Conte e a Inzaghi, i due sfidanti con Inter e Lazio. Sarri, nella sua impeccabile conferenza stampa, tra coscienza della propria condizione e qualche ailata ironia, ha sottolineato che la Juventus è perfettamente in linea con il programma, cioè può ancora vincere le tre competizioni più importanti. Conte e Inzaghi hanno fatto peggio, anche se sembrano aver fatto meglio: il primo è retrocesso dalla Champions, il secondo, malgrado la Supercoppa, è uscito dall’Europa League e dalla Coppa Italia. In “linea” c’è più Sarri di loro. Oggi sono primi in campionato, in semiinale di Coppa Italia, negli ottavi di Champions League. Domani potrebbero ritrovarsi con zero tituli. Domani, però. Questo il messaggio per i suoi, perché si diano una mossa, e per tutti gli altri. Il meglio o il peggio, devono ancora accadere.
Il Corriere dello Sport CITAZIONE Ibrahimovic-Ronaldo, macchine da gol. Veleni, successi e una montagna di reti: in Milan-Juventus dopo 5 anni torna lo scontro tra re
Oggi Pioli si affida al suo colosso per il post trauma derby, mentre Sarri vuole sfruttare l’onda lunga portoghese per tirarsi fuori dai guai. In ogni caso, sarà come rivedere un vecchio kolossal e alla memoria torneranno immagini d’epoca. Come la prima delle 10 volte in cui hanno incrociato la spada: 0-0 asciutto in nazionale a novembre 2008. O come quell’ultima battaglia datata 2015, quando il Real con un 1-0 al Psg allungò la maledizione Champions di Zlatan. In generale, i precedenti portano bene al bianconero che vinse anche in maglia United quando Ibra era all’Inter. L’unico successo di Zlatan (con rete annessa) in un Clasico di Liga nel quale subentrò al 51’ e Cristiano uscì al 66’: 15’ sufficienti per alimentare lo scontro. Niente, però, come quella volta nel 2013 quando sulle loro spalle larghissime pesavano i destini di due popoli. La venerazione per Ibra in Svezia e per Cristiano in Portogallo è spesso finita nell’idolatria, ma allora sul piatto c’era il Mondiale brasiliano: per uno dei due niente samba. Prima del playoff, vissuto come il giorno del giudizio, la tv svedese chiese al capitano chi avrebbe vinto. Risposta di Ibra: «Lo sa solo Dio, ce l’hai davanti». In campo, in effetti, mostrò quasi un tocco divino, peccato che il rivale andò oltre il trascendente: mitologico 2-3, doppietta di Ibra e tripletta di CR7. Una fotografia in una sola partita: sono due giganti, ma uno lo è stato un po’ di più. Nell’epoca del dualismo Messi-Cristiano, Ibra ha infatti fatto spesso la parte dell’intruso: avesse vissuto in un altro momento, sarebbe stato re.
San Siro è grande, ma farà fatica a contenere i due ego. Nella guerra delle parole CR7 si è morso la lingua o ha solo scelto di ignorare, mentre Zlatan come d’abitudine è andato a briglia sciolta. Non ha nascosto quanto poco gli stesse simpatico l’altro. Una puntura su tutte: «Il vero Ronaldo è il brasiliano. Cristiano non ha talento naturale, è solo frutto del suo lavoro. Invece Leo è unico». Alla voce premi individuali una battuta dalla discussa paternità datata 2013: «Cristiano è un privilegiato, è in prima fila alla consegna dei premi a Messi». Orgoglioso sul tema rovesciata: «CR7 Ha fatto un bel gol contro la Juve, ma provi a farlo da 40 metri come me...». Non poteva mancare neanche un parere su questo Ronaldo all’italiana: «Andare in un club che vince da 7 anni di fila non è una sfida...». Schermaglie a parte, Cristiano e Ibra continuano a bruciare statistiche. A ruggire come in quel vecchio spot Nike 2006, quando una sfida di pura tecnica tra due giovani campioni era arbitrata da Cantona. È passata una vita, 1261 gol, e siamo ancora là, sulla riva del fiume.
La Gazzetta dello Sport CITAZIONE Il dato: dopo le sconfitte i bianconeri sanno sempre ripartite. Il Flop? Di solito è un nuovo inizio. Conte e Allegri hanno dato il via a filotti fantastici proprio dopo pesanti ko
La caduta di sabato scorso contro il Verona entra di diritto nel novero di questi episodi, anche se già con i due scivoloni ravvicinati con la Lazio, uno dei quali è costato la Supercoppa, e la sconfitta di Napoli, avevano fatto scattare l’allarme. E chissà che proprio la caduta con l’Hellas non costituisca il punto di ripartenza definitiva della squadra di Sarri verso i traguardi stagionali. Storicamente, infatti, la Juve ha fatto così. Un capitombolo fragoroso per poi volare. Sfogliando gli almanacchi torniamo alla stagione 2013-14, con la clamorosa rimonta subìta in casa della Fiorentina: 4-2 per i viola, dopo il doppio vantaggio bianconero. Da quel momento, la squadra allora guidata da Conte mise in ila 12 vittorie consecutive che fecero volare la squadra verso lo scudetto chiuso con il record dei 102 punti. La stagione successiva, la prima del ciclo di Allegri, l’episodio chiave fu la sconfitta in casa del Genoa, cui seguirono 20 risultati utili. Anche in questo caso fu scudetto. Il momento più famoso resta però l’1-0 subìto in casa del Sassuolo la stagione successiva, quella della partenza choc. Alla decima giornata, i bianconeri vengono puniti da Sansone, Buffon sbuffa e suona la carica: «A 38 anni non ho voglia di fare figure da pellegrini». La Juve cambiò marcia immediatamente: partì una rimonta incredibile fatta di 25 vittorie (e un pareggio) nelle successive 26 gare. C’è ancora il Genoa a dare la sveglia ai bianconeri la stagione successiva: i rossoblu battono 3-1 la Juve alla quattordicesima giornata del 2016-17, prima di una serie di 11 vittorie nelle successive dodici partite dei bianconeri. Nel 2017-18, ancora sotto la Lanterna, è questa volta la Sampdoria a vincere 3-2; dopo arrivarono 17 successi (e tre pari) nelle seguenti venti giornate, concluse con il testa a testa con il Napoli di Sarri.
Il Corriere dello Sport CITAZIONE Allegri ancora fra Milan e Juve. Guadagna molto, pretende molto, ma rappresenterebbe il profilo giusto per ripartire di slancio a Milano,mentre un ritorno a Torino è improponibile
A tanti tifosi del Milan non piaceva perché aziendalista (erano gli anni del movimento anti-Galliani), quelli della Juve lo hanno preso a sassate perché reo di arrivare dopo l’adorato Conte. Si è ironizzato sullo scudetto perso al secondo anno con il Milan («E’ il primo a non vincere il campionato con Ibrahimovic in squadra», affermazione peraltro inesatta), alla fine del percorso juventino si è parlato tanto dello stile di gioco poco chic. Eppure Allegri, disoccupato da pochi mesi, è ancora nei pensieri di dirigenti e tifosi. Potere delle vittorie: sei scudetti fanno risultare forse più simpatici, e ora che Allegri è fuori dei giochi MilanJuve è ancora di più la sua partita. Desideri Allegri resta al primo posto nella lista dei desideri del Milan, almeno di una metà della società. Guadagna molto, pretende molto, ma rappresenterebbe il profilo giusto per ripartire di slancio. Perché MaldinieBoban questo vogliono fare: ripartire di slancio, evitando le utopie di inizio stagione. Un eventuale divorzio da Stefano Pioli non sarebbe affrontato a cuor leggero, visti i frutti del lavoro di un allenatore che ha accettato una sfida difficile. Però senza qualche risultato fondamentale anche per le finanze del club sarebbe difficile restare insieme e in quel caso i manager dell’area tecnica sarebbero decisi a scegliere un tecnico che conosca il calcio italiano e il valore del Milan. L’argenteria si è ammaccata e splende meno, gli ultimi trofei li ha portati in bacheca Allegri. L’equazione è semplice e il desiderio di Allegri di restare in Italia potrebbe fare il resto. Quanto alla Juve, un ritorno a Torino al momento è improponibile. Il club ha appena confermato Sarri, quindi la questione a breve neanche si pone. Eppure Allegri a Torino è rimpianto da molti. La relazione con la Juve sembrava stanca, la ricerca del successo un esercizio stereotipato. L’addio con la dirigenza bianconera (Andrea Agnelli a parte) è stato per certi versi burrascoso e un Allegri capitolo secondo sarebbe difficile da scrivere.
La Gazzetta dello Sport
|