Il Bar dello Sport 30/04/2012 - 14/05/2012

Sono sincero, son stati due giorni molto difficili.
Quando è successo quel che è successo, mercoledì sera, ho sentito una parte di me morire. Per due notti (Le ultime due, ndr) appena chiudevo occhio mi ricompariva quel maledetto stop davanti agli occhi e scoppiavo in lacrime nel letto. Mi è persino capitato in giro, mentre camminavo, di lasciarmi andare, coperto dagli occhiali da sole. Poi, arrovellandomi il Gulliver, ho finalmente capito: il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione. E ho avuto l'ispirazione: io sono stato benedetto con un dono, con un vero e proprio miracolo, il tifar Juve. La Juve è una roccia, salda, immobile e impossibile da scalfire, è un'ente che trascende da qualsivoglia definizione. La Juve è la Juve, una semplice e banale tautologia è l'unico mezzo che abbiamo per poterla descrivere. La Juve è la Juve. E finchè esisterà, non potrò mai davvero esser triste. Il mio dolore esistenziale era stupido, senza senso: nello sciagurato caso in cui tifassi, non so, le milanesi, avrei potuto pensar d'essere davvero triste per una non-vittoria clamorosa come quella che rischiamo domenica sera. Ma io tifo Juve e la sola esistenza della Juve mi garantisce la gioia. Quel disperarsi, senza fine e incessante che ha accompagnato le mie ultime 48 ore scarse si è rivelato in tutta la sua inutilità: io tifo Juve, non mi importa vincere. Mi importa che la Juve esista e con Lei tutto ciò che rappresente. Perchè la Juve è la Juve. E God only knows what I'd be without JU.